17 luglio 2018
LAKE OF FIRE
Di sceneggiature che “mixano” vari generi letterali ne esistono molte (poco tempo fa abbiamo recensito Green Valley, scritta da Max Landis e disegnata dal Giuseppe Camuncoli, che mescolava il genere storico con quello della fantascienza).
Lake of Fire, pubblicato anch’esso da Saldapress, non si discosta da questo esempio.
1220 dopo Cristo, regione dei Pirenei francesi: la Crociata contro gli Albigesi è a un punto morto. Ma accade qualcosa di spaventoso, destinato a sconvolgere la vita del pianeta: nei paraggi di un piccolo villaggio si schianta una gigantesca astronave, infestata da un’orda di predatori assetati di sangue, che si riproducono a grande velocità. Gli unici a separare ancora il Regno di Dio dall’Inferno in Terra, la salvezza dalla distruzione, sono una piccola banda di crociati, coalizzati con un gruppo di eretici e per una volta uniti contro un feroce nemico comune.
Nonostante parta con un ritmo lento, il fumetto riesce ben presto a prendere una piega inaspettata e ad aumentare il ritmo, che diviene rapido, folle e spericolato. E senza dubbio sono gli elementi futuristici e spaziali a rendere un comune fumetto storico qualcosa di nuovo ed eccezionale. Questa storia sa connettere e ravvicinare passato e futuro, che convivono perfettamente insieme, pur contrastandosi in una lotta folle e intensa che poteva venir fuori solo dalla mente di Nathan Fairbairn.
Ci si concentra appunto sul periodo storico e sul contrasto con la tecnologia e l’invasione aliena, a discapito della caratterizzazione dei personaggi, messi in ombra proprio da una trama finemente articolata e forse anche un po’ (piacevolmente) complessa. Fino alla fine non si capisce chi possa essere il vero e proprio protagonista di questa storia, è infatti affezionarsi a qualcuno: tutti sono allo stesso modo importanti e a tutti viene riservato il medesimo spazio, poiché in una folle e assurda guerra come quella tratteggiata all’interno di questo romanzo a fumetti, ciò che più conta è la sopravvivenza. Sopravvivendo i personaggi emergono così spontaneamente.
Se dal punto di vista narrativo Fairbairn riesce a stregare l’attenzione con crociate, caccie agli eretici e invasioni aliene, dal punto di vista grafico Matt Smith ci riesce con uno stile fresco e moderno, che ben si adatta alla rappresentazione di un epoca passata che deve fare i conti con un futuro invasivo e distruttivo. Il tratto è essenziale, ma allo stesso tempo particolareggiato, senza spingersi mai nel dettagliato; attraverso una linea precisa e morbida, che sottolineano la serietà dell’opera e il periodo in cui essa è ambientata, l’autore riesce a creare un universo capace di lasciar il lettore senza fiato. A dare quel tocco di retrò ci pensa però la paletta di colori, che attraverso diverse sfumature di arancio, giallo e rosa, riesce perfettamente a sintetizzare il periodo storico.
Contrariamente al titolo, Lake of Fire potrebbe essere un’ottima lettura per combattere l’arsura di questa estate, mentre vi rilassate sotto l’ombrellone.
Cotidie Legere!
15 luglio 2018
JIMMY’S BASTARDS – Vol.1 UNA CASCATA DI BASTARDI
Prendete un personaggio perfettamente riconoscibile, mischiatelo con dosi abbondanti di politicamente scorretto e di spregiudicatezza, aggiungete attualità tanto al chilo, versate violenza senza fare economia, condite il tutto con una infinita serie di wtf e avrete il mix giusto per la follia totale.
Ecco servito Jimmy’s bastards, primo volume edito da SaldaPress della nuova serie scritta da quel pazzo scatenato di Garth Ennis che, per chi non lo conoscesse, è il fumettista (nord)irlandese autore di Preacher, Hitman e Dreaming Eagles e di un bel po’ di altre cose. Ad affiancarlo ai disegni, Russ Braun, con il quale Ennis ha collaborato in precedenza.
Ennis è il classico autore che non le manda a dire e che non si fa problemi a scandalizzare e a provocare, pur facendolo in maniera perfettamente naturale: lui scrive quel che gli pare (e sono pochi gli autori che possono permetterselo), come gli pare e per chi gli pare mettendoci dentro tutto quello che ha.
Dopo oltre venticinque anni di carriera e aver scritto praticamente di tutto, Ennis si cimenta ora con Jimmy’s Bastards in quello che è diventato il genere britannico per eccellenza, ovvero lo spionaggio in stile James Bond, senza prenderlo minimamente sul serio e spazzando via cliché classici del genere.
Il protagonista è Jimmy Regent, scanzonato e spregiudicato agente dell’MI6, il servizio segreto britannico alle prese da sempre con supercriminali della peggior specie, uno più schizzato dell’altro. Amante del buon vino e delle belle donne, ha sempre qualche procace fanciulla (e spesso più di una) ad intrattenerlo tra una missione e l’altra. Le cose cambiano quando si manifesta una strana organizzazione composta da centinaia di uomini e donne super addestrati che hanno tutti un unico obiettivo: uccidere Jimmy una volta per tutte. Affiancato dalla nuova collega Nancy McEwan, l’unica che sembra essere insensibile al suo fascino mascolino, Jimmy dovrà affrontare la più letale delle minacce che ha l’inquietante nome di Soluzione Gender.
Ennis prende tutte le caratteristiche del genere alla James Bond e le strapazza come le uova, producendo un’opera che si tuffa a testa bassa nell’assurdo e nel surreale, pur mantenendo una trama solida nonostante una quantità incredibile di scene senza senso.
Al suo fianco Russ Braun riesce a condire tutto il volume con dei disegni funzionali all’economia del racconto. Senza lesinare violenza, sangue e grumi di materia cerebrale (che comunque sono scritti in sceneggiatura…), Braun sa come far divertire il proprio pubblico con un bel po’ di ultra-violenza talmente folle ed esagerata da far ridere.
Il primo volume di questa serie si conclude con un cliffangher molto interessante che lascia aperta la strada a ulteriori sviluppi per i nuovi capitoli.
Cotidie Legere!
10 luglio 2018
GREEN VALLEY – DELUXE EDITION
C’è un regno medievale protetto da quattro guerrieri di incredibile abilità. Gente che mozza orecchie con l’arco da distanze siderali, che si difende a colpi di spada da una pioggia di frecce: sono i Cavalieri di Kelodia. I loro nomi sono quelli di Bertwald, Ralphus, Percival e Indrid. Non ci sono guerrieri migliori di loro. Ma una notte un nemico creduto scacciato è alle porte del regno in cerca di vendetta, la loro reazione è troppo lenta e il regno, ritenuto inespugnabile, cade sotto il ferro e il fuoco. La gioia dei quattro amici svanisce, ma la vita continua. I Cavalieri di Kelodia sopravvivono, impossibili da sconfiggere in battaglia. Ma a quale prezzo?
Bert ha perso l’amore, la novella moglie. Indrid non ha più uno scopo nella vita. Percival, vanesio e cantastorie, non ha più un pubblico. E Ralphus, eterno secondo e cuore pulsante del quartetto, ha un bel daffare a cercare di tenerli insieme. Per fortuna, arriva un biondo viandante dal villaggio di Green Valley. Proprio quando sono allo sfinimento, non si sopportano più e vogliono mettere fine alla loro non-vita, fatta di rimpianti e mancanza di senso, l’emergenza. I Cavalieri di Kelodia sono più necessari che mai, perché un terribile stregone dai poteri oscuri ha scatenato un clima folle sulla cittadina e ha liberato dei draghi nei boschi circostanti. Eppure i draghi non esistono, e mai s’è visto dal vivo un vero stregone nel regno. I quattro hanno un mistero da risolvere e una comunità da proteggere.
Green Valley è tutto qui, con la penna di Max Landis. Si diverte, con spirito postmoderno all’infinito, a mescolare due dei generi più classici della narrativa: il fantasy e la fantascienza. Lo fa con una sceneggiatura che inizialmente non stupisce granché, ma lo fa con ottimo ritmo, con una narrazione che scorre piacevolmente, mai pesante nelle sue pagine e con dialoghi spregiudicati, modernissimi, che non si prendono mai sul serio, che cedono quasi alla parodia.
Probabilmente è proprio questo il motivo di maggior interesse di Green Valley, dal punto di vista tecnico. I quattro protagonisti sono davvero lo stereotipo dei guerrieri da heroic fantasy, ma non parlano come personaggi di genere, quasi mai. Lo fanno, invece, come protagonisti di una storia quasi contemporanea, con grande consapevolezza di sé, quasi innaturale. Il che li rende diversi dal solito e decisamente più interessanti di quanto non sarebbero altrimenti.
Alle matite c’è Giuseppe Camuncoli, perfettamente a suo agio con la materia e bravissimo, come al solito. Camuncoli si conferma uno dei disegnatori di comics in assoluto più versatili del panorama contemporaneo. Cammo passa da un dinosauro a un cavaliere medievale a un paio di agenti segreti ipertecnologici con la sicurezza di un veterano. I suoi personaggi recitano sempre splendidamente e sanno essere forti e potenti senza mai diventare ipertrofici. Una caratteristica quasi necessaria per la credibilità dei Cavalieri di Kelodia.
Che voi siate giocatori di Dungeons & Dragons, o che siate semplicemente alla ricerca di una nuova avventura, Green Valley è sicuramente ciò che fa per voi.
Il cartonato Deluxe, oltre che una gioia per gli occhi, racchiude anche la Cover Gallery e un ricco Sketch Book.
Cotidie Legere!
3 luglio 2018
ANIMOSITY 1: IL RISVEGLIO
SaldaPress porta in Italia il titolo del catalogo Aftershock che ha riscosso maggior successo negli USA, ovvero Animosity.
Le premesse sono semplici: un giorno, senza apparente motivo, gli animali si “svegliano”. Prendono cioè coscienza di sé stessi, iniziano a pensare e soprattutto a parlare. La convivenza fra essere umani ed animali diventerà quindi tutt’altro che pacifica, con le frange più estremiste di questi ultimi che inizieranno la loro vendetta sugli umani disintegrando convenzioni sociali, abitudini e catena alimentare… il mondo precipita nel caos ed il conflitto diventa inevitabile.
In questo scenario apocalittico si muovono Jesse, una ragazzina di 11 anni dall’animo gentile, e il suo cane Sandor, un segugio che si è sempre preoccupato di proteggerla, i due sono in viaggio verso la California alla ricerca di Adam, il fratellastro di Jesse, unico parente rimasto alla bambina che nel frattempo ha perso i genitori…
La serie è sceneggiata da Marguerite Bennett – giovane autrice vista all’opera sia per Marvel che per DC Comics – la quale offre quella che è di fatto un’introduzione a questo mondo così come ai protagonisti. Il pregio della scrittrice è però quello di infondere sapientemente nei classici stilemi del genere survival una freschezza quasi fiabesca, ma sempre ricca di una tensione estremamente “adulta”, che conferisce alla narrazione una drammaticità in cui la protagonista Jesse è il vero elemento di contrasto in un mondo irrimediabilmente diviso.
Se infatti il perno intorno al quale ruota tutto è il viaggio di Jesse da New York a San Francisco, più interessante è il modo con cui l’autrice si approccia al tema dell’animalismo. Sì perché alla fine dei conti Animosity è una fiaba violentemente ecologica: l’uomo si trova impreparato nell’affrontare le conseguenze delle sue prepotenze nei confronti degli animali, fra cui quelli più aggressivi sono proprio quelli “domestici”, estremamente incattiviti dopo essersi risvegliati…
In questa vera e propria guerra per la sopravvivenza la Bennett usa efficacemente dei flashback per mostrarci la nascita di Sandor e lo sviluppo del rapporto con Jesse fornendo così un empatico background per i due protagonisti. E’ in definitiva il viaggio di una bambina con il suo cane, ma perché come si è arrivati a questo viaggio, cosa e come sono legati i due protagonisti, e l’imprescindibile domanda “come hanno fatto gli animali a risvegliarsi” sono il vero fulcro di questa serie.
La parte grafica è affidata ai disegni di Rafael de Latorre con colori di Rob Schwager. Con tratto realistico, disegnatore e colorista iniziano a tratteggiare questo “curioso nuovo mondo” in cui la perizia è messa a dura prova dalla necessità di dover creare una realtà in cui gli animali sono del tutto indipendenti. Lo stile affusolato di de Latorre ben si adatta alla storia, ponendo, anche nei momenti più drammatici, sempre l’accento sulla componente “straordinaria”. Per la costruzione della tavola invece si prediligono soluzioni riposanti, mai troppo rigide, che prestano, in maniera molto televisiva, maggiore attenzione al ritmo piuttosto che alle esagerazioni cinematografiche, limitando così al massimo splash pages in favore di un’alternanza fra verticalità ed orizzontalità che fa da eco all’alternanza fra dialoghi e didascalie oltre che fra i due protagonisti Jesse e Sandor.
Pregevole come sempre la cura di saldaPress per questo classico brossurato privo di sbavature. Il volume è privo di una parte redazionale essendo ricchissimo di contenuti extra come l’introduzione dell’autrice, alcune schede di approfondimento sui personaggi e le immancabili variant cover.
Cotidie Legere!
26 giugno 2018
HOLLYWOOD JAN
Definire l’adolescenza come un momento cruciale della vita di una persona è un fatto scontato ed è un passaggio che molti artisti hanno descritto. Il mondo del fumetto è incluso nel discorso e un autore sensibile e intelligente come Bastien Vivès rientra sicuramente nel contesto. Vivès di solito si concentra sulla delineazione di psicologie giovanili ed è questo il caso anche di Hollywood Jan, graphic novel scritta insieme a Michael Sanlaville e tradotta da Coconino Press.
Si tratta di un lavoro intrigante, intimista nei toni ma non privo di elementi immaginifici e surreali. Anzi, la trama è caratterizzata da una costante fluttuazione tra la realtà quotidiana e un universo onirico particolarmente suggestivo.
Il protagonista è Jan, un ragazzo che ha appena iniziato le superiori. Ama il cinema e vorrebbe in futuro fare il regista e nel complesso non è dissimile dai suoi coetanei. Tuttavia, è molto più gracile dei compagni, al punto che potrebbe essere scambiato per uno studente delle medie. Il suo aspetto fisico costituisce quindi per lui un grosso problema. E’ timido, si sente insicuro ed è impacciato con i compagni di classe e soprattutto con le ragazze.
Ma ha tre amici immaginari: Arnold, Sly e Russ, modellati su Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone e Russell Crowe, conseguenza della sua passione per il cinema d’azione. Sono loro che rendono la vita di Jan più sopportabile e lui immagina in continuazione di parlarci, accettandone i consigli.
Vivès è bravissimo nella descrizione delle fragilità emotive e delle insicurezze che gli adolescenti di tutte le epoche provano. Hollywood Jan è un’opera che ha dalla sua il pregio dell’universalità, perché chiunque può comprendere gli stati d’animo del protagonista e riconoscersi in lui.
In ogni caso, Hollywood Jan non è una vicenda triste e non mancano momenti divertenti e ironici. Se all’inizio Jan, tormentato dalla paranoia, si crede sempre al centro degli sfottò di tutti, scoprirà che la situazione è diversa. Non è un rubacuori ma risulterà presto simpatico a molti, si aprirà e troverà persino il coraggio di dichiararsi alla ragazza di cui si è perdutamente innamorato. Vivès e Sanlaville scrivono testi delicati, poetici, abbelliti da una leggerezza quasi calviniana.
Il volume è pregevole pure per il disegno. Vivès non ha uno stile naturalistico ma non scade nemmeno in eccessi da cartoon. Le sue figure a tratti grezze si adattano perfettamente alla natura goffa del protagonista, mentre gli amici immaginari sono volutamente enormi, esagerati nella loro prestanza fisica, evidenziando così la gracilità di Jan, uno dei temi portanti dell’intera story-line. Molte pagine sono inoltre caratterizzate da un dinamismo di impostazione cinematografica e fanno pensare agli story-board.
D’altronde, Hollywood Jan è sin dal titolo influenzato dal cinema e leggendolo si ha l’impressione di assistere a un film su carta. Se siete fan di Vivès questo volume non vi deluderà. Se non lo conoscete e invece volete provare qualcosa di diverso, questa è la proposta grafica più appropriata.
Cotidie Legere!
19 giungo 2018
DESCENDER
Jeff Lemire ha fatto centro con la sua Space Opera e Bao Publishing, con buon tempismo, ha portato in Italia il volume che raccoglie il primo story-arc in un cartonato che rispetta il formato standard dei comic book made in USA.
Protagonista di Descender è Tim-21, un bimbo-robot che, risvegliatosi dopo un sonno durato anni, si ritrova in una galassia in cui gli androidi vengono ricercati e sterminati. Questa caccia al robot è figlia di un attacco alle colonie umanoidi da parte giganteschi colossi meccanici detti Mietitori, avvenuto dieci anni prima.
Uno degli aspetti che colpisce di Descender è la semplicità con cui Lemire riesce ad introdurre il lettore in maniera agile nel complesso e pulsante universo narrativo da lui creato. Un buon lavoro di worldbuilding, analogo a quanto fatto da Brian K.Vaughan in un altro classico moderno come Saga, indispensabile se si vuole realizzare una space opera ad ampio respiro.
Il nucleo centrale su cui si sviluppa Descender si fonda su una tematica ben nota: la possibilità che i robot sviluppino una coscienza propria e la paura per il diverso che questo potrebbe generare nella razza umana. La mente va subito ad un cult come Blade Runner ed allo straordinario monologo del replicante Roy Batty interpretato da Rutger Hauer, ad A.I. Intelligenza Artificiale di Spielberg, fino ad Io, Robot ispirato ai racconti di Asimov.
Insomma sono tanti, tantissimi i richiami ad altre opere sci-fi ma, nonostante ciò, Descender riesce comunque ad avere una personalità ben definita che, unita ad una narrazione solida e scorrevole, ne fanno uno dei migliori fumetti di fantascienza degli ultimi anni. La nuova serie di Lemire, infatti, va oltre l’inflazionato tema del conflitto uomo vs macchina per raccontare la vicenda di un bambino perduto nella spazio, un’epopea fantascientifica in cui risulta preponderante il tono malinconico (pur miscelato con un pizzico di azione) a cui l’immaginifico Lemire ci ha da sempre abituati nei suoi lavori.
Il tono della vicenda ben si sposa con gli acquerelli onirici e meravigliosamente imperfetti di Dustin Nguyen. Tavole splendide ed evocative quelle del disegnatore di origini vietnamite, che, ancora una volta, si conferma artista estremamente versatile e capace di adattarsi con disinvoltura a diversi registri narrativi.
Un connubio molto fortunato quello tra Jeff Lemire e Dustin Nguyen che dà vita ad uno dei fumetti più promettenti, al punto che Sony ne ha già acquisito i diritti per un adattamento cinematografico.
Sono previsti 6 volumi in tutto, dei quali 5 già disponibili. Venite a sfogliare questo piccolo capolavoro all’Isola.
Cotidie Legere!
12 giugno 2018
DJUNGLE
“Perché non importa quello che ci lasciamo dietro… importa solo quello che decidiamo di trovare!”: questa frase racchiude l’eesenza di Djungle, nuova proposta, tutta italiana, di Panini Comics presentata al Napoli Comicon 2018.
Grey City è una città di frontiera come tante altre del Selvaggio West e Lev ci è capitato per caso. Da parecchi anni sta inseguendo colui che ha mandato in frantumi la sua vita, un criminale con un tatuaggio sul braccio.
Dopo l’ennesimo buco nell’acqua, Lev viene assoldato, insieme all’amico Cuchip, dal Patrono Arnab come scorta per una carovana in partenza cerso ovest alla ricerca di Joyland, una fantomatica città dove tutti vivono in pace e tranquillità. Il viaggio risulterà pieno di insidie, incominciando dal resto della scorta di Arnab, capeggiata da Jaran e Lapé. I due hanno intenzioni tutt’altro che pacifiche e si sono alleati con una banda di criminali per depredare, lungo il tragitto, la carovana. Solo Lev sarà in grado di rispondere al fuoco nemico e salvare la piccola Hea, la figlia di Arnab.
Inizierà così un folle inseguimento e Lev scoprirà, per puro caso, che la banda di criminali che ha appena affrontato, e che dovrà affrontare per salvare la sua vita e quella di Hea, è tristemente legata al suo passato.
Tommaso Vitiello rilegge in chiave moderna e frizzante la tradizione del western italiano attraverso una storia senza fronzoli, con protagonisti personaggi antropomorfi e strizzando l’occhio non solo ad una illustre tradizione fumettistica recente – su tutti il bellissimo Blacksad Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido – ma anche alle grandi serie animate animate di fine anni ’80 ed inizio ’90. Quella di Djungle è una rilettura davvero efficace dello spaghetti western in cui l’autore fa convergere due temi principali del genere: la vendetta e la ricerca di sé stessi.
Non manca l’azione, vero cuore pulsante del libro. Si parte con un ritmo blando che, aumentando di intensità fra inseguimenti e sparatorie, sfocia nello stand-off finale di cui Vitiello si serve per mettere in luce quello che è forse il messaggio intrinseco di questa storia e fa il verso al titolo stesso del libro.
Djungle, palese riferimento al film Django del 1966 di Sergio Corbucci poi ripreso nel “remake” di Quentin Tarantino, è la cifra di una società spietata in cui l’arrivismo e la brama di potere hanno sostituito umanità e altruismo – la legge della giungla ha prevalso sulla civilizzazione.
Ottimo l’apporto alle matite di un Marco Itri particolarmente attento ai particolari e al character design dei personaggi così come al mondo in cui si muovono. Le anatomie dei personaggi sono ineccepibili mentre particolare attenzione viene rivolta alle espressioni facciali, vero veicolo emotivo di tutta la storia. Le scene d’azione non sono troppo hollywoodiane, giocando più sulle inquadrature e sulla tensione sempre palpabile fra i personaggi.
Cotidie legere!
05 giugno 2018
Klaw
La vicenda è ambientata nel 2031 e gira intorno al giovane Ange Tommasini, un adolescente con i tipici problemi della sua età. La svolta decisiva alla monotonia della scuola arriva quando scopre che il padre è in realtà un boss della mafia e Ange possiede un potere molto particolare: è un grado di assumere un aspetto bestiale diventando pressoché uguale ad una tigre; un antico potere totemico che in pochi ormai conoscono e ancora meno possono sperare di utilizzare.
Quale strada sceglierà di prendere il ragazzo: eroe oppure sicario al servizio del padre?
Per scoprire questo e altro venite a sfogliare il primo numero all’Isola.
Cotidie Legere
29 maggio 2018
BLACKSAD – INTEGRALE
Immaginate di essere catapultati nel bel mezzo di un film poliziesco. New York, anni ’50, una giovane attrice giace nel suo letto, morta. Un rivolo di sangue cola dal foro di proiettile sulla sua fronte, scivolandole sul viso. L’uomo che sta osservando il cadavere è un investigatore privato, presente perché un tempo ha amato la donna che ora è riversa esanime. A questo punto vi aspettereste di trovare il tipico protagonista dei romanzi hard-boiled, impermeabile scuro addosso e pistola al fianco. Ma cosa succederebbe se, invece di un vero duro alla Philip Marlowe, vi trovaste davanti… un gatto?
Nel mondo di Blacksad, famosa serie a fumetti creata dagli spagnoli Juan Dìaz Canales (testi) e Juanjo Guarnido (disegni), i protagonisti sono animali antropomorfi. L’utilizzo di questo espediente narrativo è frequente nei cartoni animati, ma fin dalla prima pagina Blacksad rimescola le carte in tavola: questa non è una storia per bambini. L’idea è venuta agli autori proprio grazie ai loro trascorsi nel campo dell’animazione. In particolare Guarnido (che ha lavorato in Francia per la Disney) ha saputo sfruttare la propria esperienza creando personaggi realistici, disegnati in maniera impeccabile. L’intrigante intreccio di caratteristiche umane ed animali declinato in un contesto noir conferisce alla storia un taglio nuovo e originale. Vale la pena sototlineare come le meravigliose illustrazioni ad acquerello di Guarnido siano vere e proprie opere d’arte, che donano profondità alle trame di Canales.
La serie prende il nome dal suo protagonista, John Blacksad, detective privato dalle sembianze di un gatto nero con numerosi attributi della detective fiction: solitario, scaltro e disincantato, fondamentalmente però onesto e leale; ha un forte senso della giustizia, malgrado il suo rapporto ambivalente e talvolta conflittuale con la polizia (ironicamente composta per lo più da individui dalle fattezze canine).
L’integrale di Blacksad raccoglie i 5 volumi usciti finora.
In Da qualche parte fra le ombre, il nostro detective si ritrova suo malgrado a investigare sull’assassinio della sua vecchia fiamma, un’affascinante e capricciosa diva di Hollywood. Questa è la storia più fortemente influenzata dagli elementi caratteristici dell’hard-boiled: un misterioso ed efferato delitto, bar malfamati, minacciosi energumeni al soldo di uomini danarosi; il tutto su uno sfondo cupo tipico dell’ambientazione newyorkese degli anni Cinquanta.
Arctic Nation offre uno degli spunti più interessanti della serie.
I fatti si svolgono a “The Line”, degradato quartiere teatro di scontri razziali. Blacksad, chiamato a indagare sulla scomparsa di una bambina, si ritroverà invischiato nella lotta tra i due schieramenti opposti: da una parte gli Arctics, un’organizzazione composta da animali dal pelo candido che propagandano l’ideale della supremazia della “razza bianca” (evidente rimando al Ku Klux Klan); dall’altra i Black Claws, animali dal manto scuro che si oppongono alla follia dei loro avversari.
Anima rossa, ambientato a Las Vegas, è permeato dalla tensione della guerra fredda: la paura di un conflitto nucleare fa da sfondo a una tradizionale trama spionistica in cui s’intrecciano i movimenti liberal e gli spauracchi del comunismo. La bellezza viva e pulsante della poesia e dell’arte beat si scontra con la crudezza della repressione operata dalla polizia corrotta.
L’inferno, il silenzio ci trasporta invece nelle atmosfere calde e allucinate di New Orleans. Un impresario discografico incarica Blacksad di trovare lo scomparso Sebastian “Little Hand” Fletcher, talentuoso pianista jazz afflitto dalla tossicodipenza; ben presto si scoprirà che Sebastian è implicato in un affare pericoloso, molto più grande di lui. In questa storia sono forti le suggestioni del voodoo, della cultura creola e del blues.
Amarillo, quinto racconto della serie, ci porta in Texas, dove Blacksad si mette sulle tracce dello scrittore beatnik Chad Lowell e del suo compare, scomparsi a bordo di un’auto rubata. La ricerca lo porterà dritto al circo Sunflower, dove eventi imprevisti e inquietanti complicheranno ulteriormente le indagini. L’ambientazione è in stile on the road: strade lunghissime circondate da campi assolati di un giallo acceso, quasi abbagliante. Sono ricorrenti le citazioni della Beat Generation, con una narrazione serrata e disegni spettacolari.
Insomma, Blacksad si conferma più che mai come un piccolo capolavoro. La lussuosa edizione integrale, racchiusa in un cartonato di grandi dimensioni di oltre 300 pagine, comprende anche diversi bozzetti.
Disponibile all’Isola.
Cotidie Legere!!!
22 maggio 2018
THE BOYS – Deluxe Vol.1
Quando Alan Moore e Dave Gibbons realizzarono l’antesignano, il capostipite del genere, il capolavoro Watchmen, niente fu più come prima.poichè aprì la strada a una pletora di fumetti dedicati a giustizieri violenti, estremi e psicopatici e il trend continua tuttora.
È il caso di The Boys, scritto dal trasgressivo Garth Ennis, noto per il controverso Preache e The Punisher, Hitman e Hellblazerr. L’autore aveva ideato il serial per la DC ma passò alla Dynamite poiché i boss DC non lo tollerarono.
Nel mondo descritto da Ennis esistono supereroi e non sembrano dissimili da quelli visti in centinaia e centinaia di storie. Indossano costumi, hanno identità segrete, combattono i criminali e collaborano tra loro. Ma se ne fregano delle persone. Sono perversi e deviati e la loro vita privata è sconvolgente. Per giunta, quando combattono non pensano alle conseguenze delle loro azioni. E se qualche innocente muore, pazienza.
Non è la prima volta che succede e Butcher, altro fondamentale character di The Boys, misterioso e perfido individuo che ha vari motivi per odiare i supereroi, decide che è il momento di risolvere la situazione. I supereroi sono mine vaganti e vanno monitorati e tenuti sotto controllo. Sfruttando alcuni contatti governativi, Butcher si impegna a fondare un gruppo denominato The Boys che avrà il compito di tenere a bada gli eroi in costume, con metodi e finalità che si preannunciano inquietanti. Tra le loro fila ci saranno Hughie, appunto; lo psicopatico Francese; il tormentato Latte Materno; e l’agghiacciante Femmina della Specie. Ma queste sono solo le premesse di una story-line complessa e intrigante come poche.
I contesti sono fuori di testa tipici dello stile di Garth: corpi smembrati, stragi repentine, cani famelici, crudi rapporti sessuali, e non mancano i dialoghi sarcastici che sono il suo marchio di fabbrica. Le psicologie appaiono complesse e sfaccettate e non mancheranno sorprese in questo senso.
A disegnare The Boys è il bravissimo Darick Robertson che rende piena giustizia alle sceneggiature di Garth. Il penciler rappresenta le figure umane con perizia e maestria e rende con abilità le architetture e gli ambienti urbani, così come gli interni ricchi di dettagli e di sfiziosi particolari, ricorrendo a una costruzione efficace della tavola.
Se non avete mai letto The Boys fareste bene a colmare la lacuna, approfittando della presente edizione deluxe. The Boys è uno dei comic-book più irriverenti mai concepiti: l’ultimo stadio dell’evoluzione (o involuzione, a seconda dei punti di vista) del supereroe. E tenete bene a mente questo: qui nessuno è innocente. Nessuno è positivo. Vale per gli eroi. Per i criminali. E per i terribili Boys.
Il primo lussuoso volume cartonato contiene The Boys #1/14, oltre a una storia breve inedita e tantissimi extra.
Infine, sappiate che Amazon ha ordinato la prima stagione della serie, composta da otto episodi. La produzione sarà curata da Sony Pictures TV Studios, Original Films e Amazon. In uscita nel 2019.
Cotidie Legere!
15 maggio 2018
MACERIE PRIME – SEI MESI DOPO
A puntuale distanza dall’uscita della prima parte, Zerocalcare ritorna con Macerie prime – Sei mesi dopo, sempre edito da BAO Publishing.
Con il pretesto di raccontare il trascorrere del tempo e l’evolversi degli eventi nella propria vita e in quella dei suoi amici, l’autore confeziona un fumetto diverso da quelli firmati in precedenza e offre al lettore uno sguardo disincantato sulla vita e sulla società attuale, mettendo al centro della scena la generazione nata nel corso degli anni ’80.
Sei mesi fa, la storia s’interrompeva con un’attesa collettiva da parte dei personaggi, che incarnava tutta una serie di aspettative legate ai cambiamenti personali di ognuno. Macerie prime – Sei mesi dopo, oltre a proporre un aggiornamento di quella condizione, colpisce il lettore allo stomaco con alcune prese di coscienza che, nel loro essere intime, risultano molto d’impatto a livello emotivo.
Nell’insieme dei loro problemi, Michele Rech e i suoi amici più cari incarnano tutte quelle paure quotidiane che un individuo affronta all’ingresso dell’età adulta, declinate sulla carta con la tipica schiettezza del fumettista di Rebibbia; se in passato aveva sfruttato citazioni della cultura pop per rivolgersi a una platea molto ampia, instaurando da subito un ponte emotivo con il lettore parlando il suo stesso linguaggio fatto di cartoni animati, film e videogiochi, con Macerie prime – Sei mesi dopo Zerocalcare propone una storia più personale, volta a toccare altre corde nell’animo di chi la fruisce.
L’intera vicenda rappresenta un momento di forte consapevolezza, dove la storia personale di fondo è un pretesto per raccontare temi universali: la sopravvivenza quotidiana nonostante le incertezze, l’immobilismo, l’indipendenza, l’altalenante rapporto con gli altri e, più in generale, l’evoluzione di ognuno nel corso del tempo. Dopo aver fornito ai suoi lettori delle immagini statiche di luoghi e personaggi, l’autore fa compiere ai contenuti delle sue storie un salto nel vuoto, trattando temi emotivamente più importanti e difficili da digerire.
Macerie prime, nel suo insieme, porta la metabolizzazione di un lutto a un livello diverso, come se il lettore fosse davvero in mezzo alle macerie, proprio come tutti gli altri.
Tra le tante storie proposte dall’autore nel corso degli anni, risulta facile pensare che Macerie prime, nel suo complesso, sia la più onesta e schietta, con tutte le sue contraddizioni e i suoi “momenti morti”. Per questo motivo, “Sei mesi dopo” è sì indirizzato a chi è curioso di scoprire il finale della storia aperta lo scorso novembre, ma rappresenta soprattutto uno degli spaccati più intimi e personali che Zerocalcare abbia mai offerto ai propri lettori.
Il volume, uscito con diverse variant, è disponibile all’Isola con tutti i lavori precedenti di Zerocalcare.
Cotidie Legere!
8 maggio 2018
BLACK SCIENCE – Volume 1: CADUTA ETERNA
Giunge in Italia una delle serie a fumetti più sorprendenti: Black Science di Rick Remender (testi) e Matteo Scalera (matite).
Protagonista è Grant McKay, genio scientifico, ma anche uomo dissoluto, fedifrago, disonesto. Ma poco importano etica e morale quando l’ex-leader della Lega Anarchica degli Scienziati riesce a decifrare la Scienza Nera, che nasconde tanti segreti quanti pericoli. Risultato della lunghissima ricerca ricerca è il Pilastro, artefatto che permette di viaggiare nelle varie realtà parallele delle quali è fatto il multiverso dove si svolge la storia.
Nascerà così la squadra dei dimensionauti, con il compito di esplorare altri mondi e garantire un roseo futuro alla razza umana. Le cose, immancabilmente, non andranno come previsto, e già durante il collaudo del Pilastro un eterogeneo gruppo di personaggi si troverà disperso nell’infinito. Sì, perché uno dei componenti della squadra ha sabotato il suddetto congegno, il quale ora non è più controllabile, cosa che costringerà i dimensionati a saltare di realtà in realtà in modalità random, senza possibilità di tornare a casa.
La storia di Remender inizia presentando i protagonisti già dispersi nel multiverso e delinea qualcosa di più su McKay e sulle vicende passate per mezzo di interessanti flashback. I misteri aumenteranno sempre di più mano mano che la narrazione andrà avanti, catturando il lettore in una spirale di eventi dalla quale sarà difficile sfuggire. La storia, infatti, parte con (relativa) tranquillità, ma in costante crescendo, senza mai perdere colpi, accelerando con intelligenza e senza strafare: il risultato è una narrazione fluida, che descrive una parabola crescente.
Rick Remender è uno dei giovani sceneggiatori più promettenti del panorama fumettistico statunitense, con eccellenti lavori in ambito Marvel Comics. La leggenda vuole che il soggetto originale di Black Science fosse stato proposto alla Marvel per divenire un ciclo con i Fantastici Quattro: giudicato troppo “estremo” dalla casa editrice americana, lo scrittore decise di riplasmarlo come serie originale, rendendo personaggi e tematiche ancora più aggressivi. Nasceva così Black Science, una storia con protagonista uno scienziato sposato e padre di due figli con il sogno di esplorare altri mondi, con una personalità sfaccettata che si ribella a ogni tipo di autorità, si sbronza e fuma, oltre a tradire la moglie con la sua aitante collega Rebecca.
A fare di Black Science una serie fuori dal comune provvede anche la straordinaria arte di Matteo Scalera. Con questo fumetto, il disegnatore italiano mostra l’ennesima evoluzione del suo personalissimo stile, dotato di un tratto incisivo, tagliente e dinamico che porta in dono quel dinamismo assolutamente necessario a rendere lo storytelling pienamente funzionale. Le tavole di Scalera sono puro spettacolo visivo, grazie anche all’importante contributo della pittura digitale di Dean White.
Vi piace il fumetto sci-fi, con elementi narrativi fantasy, horror e d’avventura? Black Science è decisamente il fumetto che fa per voi, e state ben certi che non vi sembrerà di stare leggendo qualcosa di già visto.
Disponibile all’Isola.
Cotidie Legere!
24 aprile 2018
RAT QUEENS Vol. 1: CHIAPPA E SPADA
Quando è uscita negli USA, questa serie ha suscitato l’entusiasmo di pubblico e critica. Qualcuno ha detto “Sex & the City incontra Il signore degli anelli”, qualcun altro “è come giocare a Dungeons & Dragons un po’ brilli”. E sono stati evocati i padri nobili del genere fantasy – J.R.R. Tolkien, Terry Pratchett, George R.R. Martin – e grandi riferimenti alla serialità televisiva, come Buffy – L’ammazzampiri.
Chi sono le Regine? Be’, quattro mercenarie, famose per cacciarsi nei guai, seminando panico e paura tra gli abitanti di Palisade. Tanto che il sindaco e il capo della sicurezza della cittadina decidono di spedirle – insieme ad altri gruppi di mercenari – a compiere un’impresa che si rivelerà una trappola mortale. Ma, più nello specifico, sono Hannah, un elfo mago rockabilly; Violet, una hipster appartenente a una nobile stirpe di Nani guerrieri; Dee, che doveva essere un chierico, ma ha perso la fede; e Betty, una ladra hippy del popolo dei Mezzouomini, cha adora drogarsi, mangiare caramelle e fare l’amore. Il loro rapporto e la loro strategia sembrano provenire direttamente da un gioco di ruolo. Solo molto più scurrile del solito.
Al suo debutto, Rat Queens ha fatto molto rumore. Com’è giusto che sia, considerando che le quattro protagoniste della serie ne fanno ancora di più. Palesi i riferimenti ai giochi fantasy di ruolo, in particolare Dungeons and Dragons ma anche altri simili, in cui le protagoniste portano quanta più demenza possibile all’ interno della campagna, alternando gag squinternate a mirabolanti avventure e combattimenti.
Ora Rat Queens arriva finalmente anche in Italia grazie a SaldaPress. Il primo volume, intitolato in maniera emblematica Chiappa e spada, immerge il lettore nello spassoso, sboccato e avventuroso mondo delle Regine.
Kurtis J. Wiebe è lo sceneggiatore canadese che ha provveduto alla stesura di una storia originale, non scontata e straripante di umorismo. Pensate di poter anticipare o prevedere le mosse delle Rat Queens? Beh, rimarrete sicuramente spiazzati!
Wiebe è un autore già conosciuto in Image Comics in quanto ha lavorato ad altre serie come Peter Panzerfaust, Debris, Grim Leaper e Intrepids.
Roc Upchurch è l’illustratore autore di tavole molto dinamiche, d’effetto e con una cura quasi maniacale dei dettagli. È stato l’illustratore ufficiale fino al 15° numero; dopodiché, a causa di complicazioni di natura giudiziaria, è stato sostituito da Owen Gieni.
Cotidie legere!
14 aprile 2018
ANYA E IL SUO FANTASMA
Anya ha quattordici anni, è figlia di immigrati, ha pochi amici e una cotta per il ragazzo più affascinante della scuola. Un’adolescente come molte altre, che si sente fuori luogo per il suo fisico sovrappeso e per la madre troppo legata alle tradizioni… ma un giorno nella sua vita subentra un’amica decisamente particolare. Vagando nel bosco la studentessa precipita in un pozzo, dove trova lo spirito di Emily, una bambina che ha perso la vita cadendo lì sotto molti anni prima. Anya porta con sé in superficie il fantasma e le due stabiliscono un legame di sostegno reciproco: Anya ora ha un’assistente invisibile e incorporea che a scuola le può procurare le risposte delle verifiche, mentre Emily può tornare a sentirsi viva scoprendo i vestiti femminili di moda e seguendo le vicende amorose della sua compagna.
Svelare di più della trama rovinerebbe la lettura, perché il pregio principale di Anya e il suo fantasma è la storia, in grado di sorprendere a più riprese chi legge, percorrendo strade sempre nuove: nessun colpo di scena sensazionale, ma una costante evoluzione di vicenda e personaggi che mantiene sempre viva l’attenzione.
Quello che parte come un leggero racconto ambientato tra i banchi di scuola e incentrato soprattutto su tematiche adolescenziali, spazia rapidamente tra i generi assumendo tinte più cupe: in quali condizioni è deceduta la povera Emily? L’indagine sposterà il peso della bilancia da un piano quotidiano a uno più paranormale, accompagnando il lettore attraverso sviluppi inaspettati.
Sulla copertina dell’edizione BAO Publishing campeggia la citazione di Neil Gaiman “È un capolavoro.” e non possiamo che concordare con la valutazione dell’autore inglese, del cui stile si possono ritrovare alcuni echi nel fumetto. Non è un parallelismo senza fondamento, visto che nella carriera di Vera Brosgol c’è anche lo storyboard del film animato di Coraline, tratto proprio dal romanzo di Gaiman. L’autrice dimostra in questa sua prima graphic novel un grande talento nella scrittura per giovani adulti (l’opera le è valsa anche un Eisner Award e un Harvey Award) con un racconto permeato da un umanità e un sense of wonder che può catturare un pubblico di diverse età. Graficamente lo stile è stilizzato e cartoonesco, molto piacevole da osservare e funzionale nel trasmettere con immediatezza le differenti sfaccettature del racconto.
Anya e il suo fantasma è una piccola storia che diverte, incanta e tiene col fiato sospeso non solo il pubblico dell’”età di mezzo” che sempre più editori cercano di attirare con grandi saghe, ma anche chi ama storie con un piglio e una tratto grafico diverse dal solito.
*Cotidie legere!
10 aprile 2018
FMVAC – FOTTUTI MUSI VERDI A CHI?
Presentato da Bao Publishing a Lucca Comics &Games 2017, Fottuti Musi Verdi A Chi, di Jacopo Paliaga e French Carlomagno, con i colori di Adele Matera, è uno spin off della pellicola “Addio Fottuti Musi Verdi”, primo, attesissimo, lungometraggio dei The Jackal.
L’eroico Tenente Ruzzo Simone, un misto tra Kurt Russel e Snake di Metal Gear Solid, è alle prese con i musi verdi, razza aliena che ha preso il controllo della Casa Bianca. Da tempo gli extraterrestri hanno pianificato l’invasione, ma un nemico ancora più micidiale minaccia la sopravvivenza del pianeta. Accompagnato da una fedele compagna olografica e un’improbabile spalla comica presidenziale (decisamente arancione), il Tenente Ruzzo scoprirà i misteri del protocollo 4 luglio e sfiderà le insidie che minacciano la trama stessa della realtà.
I fan dei The Jackal non saranno delusi: il fumetto è ricco di gag familiari, centellinate con attenzione, in modo tale che anche i tormentoni più celebri risultano ben integrati nella narrazione. Tantissimi rimandi alla cultura pop arricchiscono la schiera di presenze che popolano i caotici Stati Uniti, aggiungendo allo humour una punta di assurdità. Nonostante la prevalenza degli elementi comici, FMVAC riesce a mantenersi a tutti gli effetti una storia d’azione coerente con l’immaginario dei film di fantascienza apocalittica.
Un piccolo extra: chiudono il volume interviste, concept e altri contenuti dal backstage del film. Un accorgimento che di sicuro invoglierà a passare dalla carta al video.
Fottuti Musi Verdi A Chi? è un’avventura spassosa, non pretenziosa, godibile anche da chi non ha mai seguito i The Jackal su YouTube: quale occasione migliore per iniziare?
Essendo edito da BAO, il bel cartonato è scontao del 25% fino al 22 aprile (30% per chi ha sottoscritto le caselle).
Cotidie legere!
2 aprile 2018
KIDS WITH GUNS – 1
Kids with Guns è il primo capitolo di una trilogia western ambientata in un futuro distopico, dove i cowboy convivono con i dinosauri, utilizzandoli come cavalcature, bestie da soma e violente armi viventi, il tutto immerso in una società altamente tecnologica e mediatica. In questo spettacolare scenario, comincia la storia di una misteriosa ragazzina senza nome, che compirà un percorso di formazione in un ambiente fortemente ostile, circondata da persone poco raccomandabili, banditi, alieni e feroci dinosauri.
Messa così quest’opera sembrerebbe un’accozzaglia di elementi diversi e incongruenti, giusto per attrarre più pubblico possibile. Eppure, questo apparente disordine, questa sovrabbondanza di elementi narrativi, questo caos potenziale che dovrebbe contraddistinguere in negativo un lavoro di questo tipo, non emergono assolutamente dalla lettura di questo primo volume. Anzi, la giustapposizione di elementi così agli antipodi e concettualmente discordanti risulta essere il punto di forza e innovazione della storia.
I tre Fratelli Doolin e la Ragazzina Senza Nome sono i carismatici protagonisti di una storia rocambolesca in cui accade loro di tutto. Quella incarnata dai personaggi è una declinazione insolita della famiglia, dove la morte non solo è all’ordine del giorno, ma anche i crimini che possono esserne la causa sembrano costituire la regola e non l’eccezione. Nella storia, il confine tra fuorilegge e poliziotti è labile come quello tra il bene e il male: per questo nella Valle e a Thunderat City si scontrano figure esagerate con aspetti eccessivi e grotteschi che rendono ogni character design tanto pittoresco quanto rappresentativo. In un mondo in cui sono in vigore regole che permettono elementi straordinari, il loro essere inseriti con coerenza e cognizione di causa rappresenta la sottile linea tra lo stupore e l’incredulità.
Lo stile estremamente personale di Capitan Artiglio (pseudonimo del torinese Julien Cittadino, classe 1993) incarna una commistione tanto strana quanto convincente di elementi western, punk, sci-fi e magici, facendo propri i chiari riferimenti alla narrazione visiva di Jacovitti e Moebius. Lo stesso titolo del libro è un chiaro riferimento ai Gorillaz, che nei loro videoclip utilizzano un’estetica in linea con il genere.
Al termine della lettura si ha l’impressione di avere tra le mani qualcosa di semplicemente diverso, che si discosta dalla narrazione intimista spostandosi su tempi serrati e dialoghi pulp. Uno dei punti di forza è sicuramente la doppia velocità di lettura delle pagine: se da un lato i testi permettono al lettore di avanzare velocemente nella storia, dall’altro il dettaglio dei disegni offre continui spunti per soffermarsi o tornare indietro alle pagine precedenti.
Se le premesse di qualità viste in questo volume si confermeranno nei prossimi, è possibile affermare che l’intera vicenda potrebbe costituire una delle migliori serie viste nel panorama del Fumetto italiano.
Il volume cartonato è disponibile all’Isola con lo sconto del 25% della promo BAO (30% per chi ha sottoscritto le caselle).
Cotidie Legere!
27 marzo 2018
OBLIVION SONG – Volume 1
Oblivion Song, annunciato durante l’ultimo Lucca Comics, è certamente uno dei titoli più attesi dell’anno ed il suo autore, Robert Kirkman, padre di The Walking Dead, Invincible e Outcast, è uno degli autori più di successo degli ultimi anni.
L’incipit narrativo è semplice ma dannatamente affascinante: per un motivo ancora inspiegabile, circa trecentomila abitanti di Philadelphia sono stati teletrasportati/traferiti, con una porzione di città, in una dimensione parallela popolata da mostri. Questa diversa realtà è stata chiamata Oblivion e lo scienziato Nathan Cole ha trovato il modo per viaggiare tra le dimensioni e riportare a “casa” alcuni degli abitanti di Philadelphia. Nonostante il governo degli Stati Uniti abbia deciso di porre termine a questo progetto di recupero, Nathan non si vuole arrendere: suo fratello è ancora ad Oblivion.
Oblivion Song rapisce fin dal primo momento con un’atmosfera azzeccata: un mix di avventura e mistero, survival e grande introspezione ed analisi dei personaggi. Mantenendo quindi vivissima l’eredità di The Walking Dead, ma staccandosi dalla stessa per seguire una strada originale. Nathan Cole, il protagonista, non è un eroe: è uno scienziato che rischia la vita per sottostare ad un’ossessione che lo consuma giorno dopo giorno, mosso da sentimenti contrastanti che verranno spiegati nel corso del fumetto, ma lasciando comunque un’aurea di mistero irrisolto. Il primo volume italiano (uscito in contemporanea con gli USA) contiene i primi 6 numeri della serie che avrà cadenza mensile.
Lorenzo De Felici (già colorista di Orfani), chiamato dallo stesso Kirkman non solo come disegnatore ma anche come co-autore, si rende protagonista di una grande prova. Il suo disegno è solido e dettagliato, ricco di un’espressività che sorprende con un design studiato sia dei costumi che degli ambienti; le creature di Oblivion hanno arti allungati e in sovrannumero, alcuni non hanno occhi ma potenziali sensi ipersviluppati. Le jungle sono altissime e pericolose. Da un lato certe forme riportano alla mente qualcosa di familiare e cinematografico, ma in generale risulta tutto molto originale, affascinante e sorprendentemente credibile.
Merito anche delle fantastiche atmosfere evocate dai colori di Annalisa Leoni, una delle migliori coloriste che abbiamo in Italia (anche lei già vista su Orfani), che ha saputo valorizzare al meglio le tavole di Lorenzo.
L’impatto grafico che ne risulta è decisamente efficace. Così come la storia continua a rimbalzare tra il nostro mondo e l’Oblivion, Annalisa crea un ponte cromatico tra le due dimensioni, rendendo la jungla aliena a volte molto vicina alla jungla urbana del nostro mondo.
La serie vanta un potenziale televisivo elevatissimo, a dimostrazione di quanto la creatività di Kirkman sia assolutamente trasversale: non ci sarebbe da stupirsi se tra un anno sentissimo un annuncio in tal senso.
L’edizione cartonata di Saldapress è stata curata in maniera impeccabile.
Cotidie Legere.
23 marzo 2018
SUPERIOR IRON-MAN
In seguito ad un attacco psichico di Teschio Rosso Tony Stark torna quello che era agli albori prima di diventare Iron Man: megalomane, alcolizzato ed egoista. Però ha le numerose conoscenze accumulate negli anni insieme agli Avengers e alle minacce aliene, il che gli permette di creare un nuovo modello di armatura basato sulle cellule simbiotiche, tipo quelle di Venom, e una nuova app: Extremis 3.0. Questa permette l’attivazione di un bio-virus che tira fuori dalle persone il massimo del potenziale umano per 24h poi dovrai pagare un premium; portando le persone ad adorare Stark quasi fosse una divinità. La cosa provoca le ire prima di Daredevil e poi successivamente della sua segretaria Pepper.
Riusciranno a portare Iron-Man alla ragione?
Tutta la saga è completa in un unico volume cartonato
20 marzo 2018
CTRL-Z – SATURATION
Questo secondo volume della siciliana Alessendra Patanè (in arte Alyah) è una storia in stile manga, con influenze visive nostrane. I ritmi narrativi e i tempi sono proprio quelli tipici del classico fumetto giapponese, il tutto confezionato con perizia e con affetto. Lo stile della Patanè è ricco di elementi originali, che non si appiattiscono sull’omaggio a qualche mangaka famoso, ma rimangono assolutamente riconoscibili.
A Hugo Viennese, ventunenne universitario, va tutto male. E’ uno sfigato, uno di quelli per cui sembrano essere state create le leggi di Murphy. Le situazioni della sua vita si inseguono stancamente in una serie di dimostrazioni di scarso tempismo, decisioni poco accorte, sfortune generiche e apparentemente casuali, disavventure in ogni campo del corpo e dello spirito. Una splendida ragazza è innamorata di lui, ma è un’adolescente tirannica. Il professore di informatica lo odia. Cade, inciampa, cade di nuovo. Prende pallonate. Non sa fare a pugni. Insomma il tipico nerd.
Dopo l’ennesimo fallimento incappa in una serie di volantini e manifesti che promuovono una nuova app: si chiama Changce, un nome quasi impronunciabile che fonde le parole inglesi per “possibilità” e “cambiamento”. In effetti, l’applicazione sembra promettere entrambe le cose: dare una svolta alla propria vita. Mai più sfigati. Ma solo un pazzo crederebbe a queste fesserie parapsicologiche da disperati all’ultimo stadio…
Peccato che, chissà come, Hugo si ritrovi l’applicazione installata sul telefono e sia destinato a scoprire che non si tratta affatto di una truffa. Il cambiamento promesso è reale, anche se non è detto che sia positivo. L’app consente infatti di cancellare come per magia l’ultima azione svolta, di tornare indietro di uno scampolo di tempo, annullare un errore compiuto e ricominciare da dove si era sbagliato. Proprio come quando si digita CTRL-Z sulla tastiera, per annullare l’ultima digitazione in un file. Potere meraviglioso, se si sa cosa farne, se si ha un obiettivo sano e sensato in mente! Ce l’ha Hugo, perdigiorno dalle direzioni confuse e dalle idee non proprio chiarissime?
Toni leggeri, quindi, per un fumetto di intrattenimento e ricco di riferimenti alla realtà dei giovani e degli adolescenti moderni, alla cultura popolare che condividono, citando i Pokémon come il sottobosco dei videogiocatori a cui si allude a più riprese. L’ambientazione rimane volutamente sospesa, senza connotazioni geografiche precise e senza alcun riferimento certo su cui prendere le misure.
La storia di Hugo non si conclude con il fumetto, ma potete continuare a seguire le sue vicende scaricando sul vostro smartphone l’applicazione ufficiale dove ogni mese verranno pubblicate nuove storie e nuovi contenuti.
Cotidie legere!
19 marzo 2018
IL CORVO: MEMENTO MORI
Il recente Cartoomics è stato foriero di molte novità, tra queste un personaggio conosciutissimo che torna a calcare la scena nel mondo dei fumetti, grazie a grandi autori come Roberto Recchioni Werther Dell’Edera e Giovanna Niro: Il Corvo – Memento Mori, disponibile con diverse variant una più bella dell’altra.
Ambientato a Roma, il racconto inizia con un attacco terroristico che uccide David, la sua ragazza Sarah e la maggior parte dei fedeli radunati in una chiesa per un evento religioso. David ritorna come il “Corvo”, ma il suo obiettivo non è semplicemente quello di vendicarsi dei mandanti dell’omicidio della la sua amata. Il Corvo darà sfogo al suo desiderio di vendetta e le strade di Roma si tingeranno di rosso… ma sarà anche portatore di vera giustizia? E basterà tutto ciò a rendere pace e onore alla memoria della sua Sarah? Il Corvo: Memento Mori è una storia d’amore e vendetta in cui non tutto è ciò che sembra.
Una spirale di emozioni differenti e contrastanti, generate dalla trama e dai personaggi di questa miniserie di 4 uscite, che lascia letteralmente senza parole, E’ davvero intenso questo primo albo, perché in meno di 32 pagine Recchioni e Dell’Edera riescono a riassumere la grandezza di un personaggio già noto in passato e che ora torna a brillare in tutta la sua oscura luce ammaliante.
Il team d’eccezione coinvolto in questa nuova iniziativa riporta in vita un personaggio, dando però spazio ad un protagonista tutto nuovo, David appunto, che, come fu allora per lo storico protagonista di O’Barr, viene posseduto dal Dio della vendetta, che dà forza nutrendo di rabbia e risentimento. A cambiare non è solo il biondissimo protagonista, ma persino l’ambientazione. Stavolta ci spostiamo a Roma, una capitale avvolta nell’oscurità e satura degli stess sentimenti del protagonista. L’animo di David si riversa sulla città, e viceversa, prestandosi vicendevolmente il volto e la voce.
Che ci sia Recchioni alla sceneggiatura si avverte subito, poiché riassume abilmente una miriade di elementi, espressioni ed emozioni diverse, il tutto con grande cura ed attenzione, che, per la bellezza e l’intensità dei temi, catturano il lettore fino a spingerlo a prendersi le giuste pause sulle diverse vignette.
Alla matita poi Wether Dell’Edera riesce a ridare vita, proprio come il Corvo, ad un immagine intramontabile e immortale, con un volto tutto nuovo, ma che conserva i tratti distintivi, soprattutto quelli interiori, del personaggio storico, suo predecessore. I colori della Niro completano il tutto, permettendo al lettore di entrare nel vivo della storia e far propri i sentimenti che la contraddistinguono.
Questo primo volume lascia desiderosi di continuare la lettura, di tornare ad immergersi in una pozza di oscurità che divora letteralmente l’anima di chi ha l’ardire di immergersi.
Cotidie legere!
13 marzo 2018
SHI – 1: IN PRINCIPIO ERA LA COLLERA…
Nella Londra dei nostri giorni, una mina anti uomo esplode nel giardino di un fabbricante d’armi, mentre nella Londra del 1851, durante la prima Esposizione Universale, Jennifer Winterfield incontra Kitamakura. Nessun legame apparente collega questi due avvenimenti, mentre, in realtà, esiste ed è riassumibile in tre lettere: SHI.
Questo l’inizio dell’opera nata dalla penna dello scrittore franco-belga Zidrou e disegnata magistralmente dallo spagnolo Jose Homs, ripresa da Panini Comics dopo la pubblicazione iniziale in Francia.
La storia allestita dal duo Zidrou/Homs si dipana per lo più nella primavera del 1851, durante la Grande Esposizione Universale. Una sinistra sequenza di eventi si sviluppa attorno alla costruzione di Crystal Palace in Hyde Park, spingendo i fratelli William e Jennifer Winterfield verso il lato oscuro della società Vittoriana.
William deve seguire gli oscuri e sanguinosi passi del padre in un mondo di affari privati, società segrete e vizi inenarrabili, mentre Jennifer incontra, inaspettatamente, una ragazza giapponese abbandonata e sperduta che cambierà la sua vita per sempre.
Ma cosa ha a che fare tutto questo con il magnate delle armi Lionel Barrington e la sua battaglia legale per discolparsi della morte di un ragazzino nel 2013?
Zidrou, un veterano del mondo dei fumetti, costruisce in modo lento ed esperto un perfetto mistero nel primo dei due volumi previsti, alternando eventi tra passato e presente, per introdurre un incombente futuro, sanguinoso e violento. L’artista spagnolo Jose Homs è decisamente la vera star dell’opera, premiato anche con il Priz Saint-Michel quale miglior artista dell’anno scorso.
Il risultato finale è una storia avvincente di potere e passione, amore e perdita, violenza e vendetta, che lascia impazienti di sfogliare il secondo volume per vedere come Zidrou e Homs concluderanno la storia.
Una storia dai risvolti oscuri e sexy, avvincente come i migliori romanzi d’ambientazione vittoriana.
Disponibile all’Isola: Cotidie Legere
6 marzo 2018
POSTAL: PARADISO DI SANGUE
La collana 100% HD lanciata da Panini Comics annovera nel suo catalogo un titolo davvero originale, un pluripremiato crime-noir recentissimo edito da Image Comics e da cui verrà tratta una serie televisiva prodotta da Legendary Entertainment: Postal 1 – Paradiso di sangue.
La serie televisiva è in lavorazione, ma il primo volume della saga è già disponibile, una scusa in più per leggerlo prima di divorarlo con gli occhi una volta che diventerà un notissimo show televisivo.
Nello specifico, Postal segue le vicende di Eden, una cittadina del Wyoming apparentemente tranquilla, forse troppo. Il primo caso ufficiale di omicidio scuote dalle fondamenta tutta la comunità: infatti non se ne vedeva uno da ben 25 anni. Il perché è semplice: i cittadini di Eden sono tutti criminali, tutti rifugiati sotto copertura in attesa che vengano ultimate nuove identità, cartacee e chirurgiche. Un vero paradiso che non deve dare nell’occhio alle autorità federali ed un omicidio certificato in piena regola di certo non manterrà questa pace ancora a lungo. La regola più sacra di Eden è stata infranta, i criminali sono molto severi su questo punto e i federali non aspettavano di meglio per poter indagare liberamente nella piccola e raccapricciante cittadina. Il punto di osservazione offerto ai lettori sarà quello di Mark Shiffron, giovane protagonista con la sindrome di Asperger ed unico postino della città, il solo a non essere un vero criminale. Ma forse sarà l’unico ad aver visto qualcosa e sarà tra i due fuochi di chi vorrà vendicarsi e chi investigare. Unica amica verso cui nutre fiducia ed attrazione è Maggie, la cameriera del suo locale preferito.
Bryan Hill tratta con una grande delicatezza e sincerità una sindrome vicina all’autismo, ha reso senz’altro il protagonista unico nel suo genere immergendolo poi in un’atmosfera noir davvero cruda ma anche molto appassionante. L’idea è molto valida ed anche curiosa: avere una città volutamente dimenticata da Dio, riempirla di criminali e chiamarla Eden è già un motivo sufficientemente stuzzicante. Insomma, una vicenda ben pensata e per lo più fluida, in attesa delle evoluzioni.
Trovate Postal 1 all’Isola nella classica edizione cartonata 17 x 26, un gioiello da libreria.
26 febbraio 2018
ANNO DRACULA
Anno Dracula 1895: Sette giorni di pandemonio #1 è un nuovo albo a fumetti che ha fatto in questi giorni il suo esordio nelle fumetterie. E’ il primo tassello di una nuova serie a fumetti, targata Titan Comics (Magic Comics in Italia).
Scritta e sceneggiata da Kim Newman, è illustrata da Paul McCaffrey, con i colori di Kevin Enhart. Questo numero uno è stato distribuito con le variant cover illustrate da Ben Oliver, Brian Williamson, Jeff Zornow, Mike Collins, Paul McCaffrey e Tom Mandrake.
Si tratta della versione graphic novel dell’opera letteraria ideata da Newman, che nel ’92 ha tentato di raccogliere in un compendio le molteplici versioni del vampiro e tutte le varianti presentante da cinema e letteratura. Di fatto Newman immagina che gli eroi di Bram Stoker abbiano fallito nel contrastare il Conte Dracula, col risultato che nel mondo conosciuto i vampiri sono la razza dominate.
La serie grafica prevede che per un oscuro decennio Dracula ha regnato incontrastato sull’Impero britannico. Ora, nell’imminenza del suo Giubileo di Ottone, alcune forze si stanno raccogliendo per sfidare il suo infido dominio. A Londra la giornalista vampira Kate Reed è stata convocata a un incontro del Consiglio dei sette giorni, una società segreta votata all’annientamento di Dracula. Nel frattempo il sinistro Signore delle strane morti vuole sfruttare i festeggiamenti per il Giubileo per il proprio nefando atto di sedizione.
Se il brivido del Signore della Notte turba i vostri sogni, venite ad esorcizzarlo all’Isola…
19 febbraio 2018
WATCHMAN
L’interesse contemporaneo per i fumetti ha ormai raggiunto livelli che neanche le menti più visionarie avrebbero saputo prevedere, arrivando a fondersi negli stili più disparati e toccando argomenti sensibili e non.
Tuttavia la scelta del primo racconto da presentare in quanto rivoluzionario o pietra miliare del genere risulterebbe facile per qualunque cultore dei comics: Watchmen infatti rappresenta per il fumetto “supereroistico” ciò che per la letteratura italiana è stata la Commedia di Dante. Watchmen è l’opera omnia che conclude una fase iniziata da altri illustri pionieri del genere, elevando la categoria al punto da vincere per la prima volta come fumetto nel 1989 il prestigioso premio Hugo per il miglior romanzo e ad essere inserito nella lista di TIME Magazine dei “Cento migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi”.
Era il lontano 1986 e lo scrittore Alan Moore, già autore di numerosi lavori con la DC Comics, rimuginava su un concetto: chi controllerà i controllori? E cosa succede quando i supereroi, votati alla giustizia, finiscono invischiati nella politica? Da questo incipit Watchmen divulga un universo alternativo basato essenzialmente sul nostro personaggio.
I vigilantes mascherati nascono per combattere il crimine slegati dalla burocrazia e dalla legge. La guerra fredda in cui Alan Moore cresce è il palcoscenico perfetto per sviluppare il suo nuovo modello di supereroe: un essere nevrotico, insicuro, a tratti disumano, le cui abilità eccezionali non fanno altro che accentuare i problemi che affliggono l’umana esistenza.
La storia inizia con un omicidio a New York, Edward Blake alias Il Comico viene scaraventato dal suo appartamento di un grattacielo e Rorschach, suo precedente compagno di lotta al crimine, indaga sulla sua morte. Con questi due ingressi Alan Moore scarica una prima dose di simbolismo che permeerà l’opera in ogni pagina. Rorschach possiede una maschera a macchie simmetriche cangianti proprio come il celebre test psicanalitico, un’immagine in cui i criminali sono costretti a rivedere le proprie malefatte prima di essere puniti. Il Comico invece è un energumeno sfregiato ed estremamente violento che vede la lotta al crimine come un modo per sfogare la sua aggressività, la sua spilla smiley macchiata di sangue è rimasta per i cultori un richiamo immediato alla storia di Watchmen.
I supereroi di Watchmen rappresentano maschere dell’essere umano, archetipi ben definiti della psiche che caratterizza ognuno di noi. Leggere Watchmen rappresenta un viaggio dentro se stessi, una esperienza mistica dove il lettore riesce a trovare qualcosa di nuovo ogni volta.
Sarebbe impensabile per una recensione racchiudere tutti i significati ed i messaggi di Watchmen e di come abbia segnato la storia della letteratura dei fumetti e dei supereroi. L’unico invito che effettivamente bisogna rinnovare è quello di sperimentare di persona i segreti e le rivelazioni che può scatenare questo meraviglioso catalizzatore di emozioni.
E non abbiate paura della verità, in fondo “è tutto uno scherzo”.
Cotidie legere…
PS: per chi volesse “andare oltre”, consiglio caldamente questa miniserie di 8 documentari “Dentro la testa di Alan Moore”, davvero davvero interessante
http://www.fumettologica.it/2017/09/alan-moore-documentario/
12 febbraio 2018
NINE STONES DELUXE 1
Questa recensione riguarda un volume nato su Facebook e che ha visto la luce solo per il coraggio di Editoriale Cosmo nel portare in fumetteria una storia così forte da avere avuto problemi con la censura.
Ci sono nove piccole pietre lungo il confine tra amore e sofferenza… recita il testo in quarta di copertina, aprendoci la strada al primo capitolo completo della trilogia di Nine Stones, ideata da Samuel Piano.
Alistair Jacobi è il figlio di un boss mafioso ed è costretto a lavorare nell’attività del padre come fattorino della droga. Al lavoro conosce Chris, un sottoposto con il compito di istruirlo e insegnargli il lavoro. Alla sua prima consegna un sicario di una gang rivale prova a ucciderlo ma Chris interviene prontamente per salvarlo. Da qui in poi le loro vite si intrecceranno con una pericolosa relazione per la quale rischieranno la vita. Le nove pietre, vi chiedete? Leggete e vedrete.
Pensare che questo sia un fumetto sull’omosessualità significa sottovalutare il lavoro dell’autore. Spano parla di libertà, della paura di rivelare la propria sessualità, del rapporto padre-figlio, dell’affermazione di un’identità personale che la società non vuole accettare. Per farlo ci porta in un mondo dove sangue e violenza sono all’ordine del giorno, dove non sono i più forti a vincere ma chi non ha pietà. Alistair è gay, sadomasochista fino all’eccesso e ha una doppia personalità che non riesce a controllare, tutto il contrario di quello che dovrebbe essere un buon mafioso. Questo perché qualunque tipo di sessualità si scelga, è inevitabile dare sfogo alle proprie paure, alla propria fragilità, al desiderio di sacrificarsi per la persona che si ama. Ecco perché il rapporto tra Alistair e Chris, violento oltre ogni limite, risulta puro e sincero anche agli occhi di chi non condivide l’identità sessuale dei protagonisti. Qui sta la forza del fumetto, che riesce a raccontare una storia senza dare modo ai pregiudizi di trovare posto tra le pagine, concentrando la narrazione sui personaggi e non sulla necessità di lanciare un messaggio morale.
Tra le vignette di Samuel Spano troverete decine di spunti di riflessione ma, siete avvisati, non avrete tempo per pensarci fino al termine del volume. Ogni tavola è un susseguirsi di azione frenetica e passione travolgente che non lascia prendere fiato al lettore, con un crescendo di emozioni e colpi di scena. I disegni, come la trama, non risparmiano nessuno colpo tra scene di sesso spinto e altre situazioni per gli stomaci più resistenti.
Nine Stones è uno dei fumetti più originali in circolazione e Samuel Spano ci racconta, con un tratto moderno e innovativo, che la vita è fatta anche di violenza e, a volte, siamo noi stessi ad averne bisogno. Nascondersi non servirà a reprimere i propri istinti.
Sfogliabile all’Isola.
5 Febbraio 2018
ROUGH RIDERS 1: SCATENATE L’INFERNO
Immaginate che Theodor Roosevelt abbia una doppia vita e che, di notte, bardato di tutto punto e sfruttando tecnologie molto avanzate per la sua epoca, si occupi di vegliare sulla città. Immaginate che un gruppo di facoltosi signori dell’establishment gli affidino il compito di sventare una minaccia che rischia di far soccombere gli USA e, forse, il mondo intero. Ora immaginate che Roosevelt assoldi una serie di persone dalle caratteristiche molto speciali e molto specifiche per risolvere la situazione. Per la precisione, immaginate che assoldi Harry Houdini, Annie Oakley, Thomas Edison, Jack Johnson e Monk Eastman.
Fatto? Bene, avete appena immaginato ROUGH RIDERS, nuova serie AfterShock, uscita in Italia grazie a saldaPress.
Il primo volume, SCATENATE L’INFERNO, scaraventa il lettore in una distopia steampunk, in cui i grandi personaggi storici elencati sopra si trovano alle prese con una missione molto rischiosa. Anzi, quasi suicida. Una missione legata a sua volta a un evento storico realmente accaduto nel 1898, quando, durante la guerra ispano-americana, il 1st United States Volunteer Cavalry, fu l’unico reggimento a entrare in azione a Cuba. Quel reggimento passò alla storia col nome di Rough Riders e a guidarlo fu davvero Roosevelt.
Nel caso della serie scritta da Adam Glass – produttore esecutivo di serie come Supernatural e Cold Case, e autore di fumetti per Marvel e DC Comics – e disegnata da Patrick Olliffe, gli uomini e la donna della squadra avranno a che fare con una minaccia molto più temibile e fantascientifica. E, per questo, si serviranno di armi e risorse che nel 1898 potevano solo sognarsi.
Un volume che trasuda americanità e in questo senso le matite di Patrick Oliffe incarnano perfettamente la scuola americana in un ibrido mai esagerato ma sempre robusto. La costruzione della tavola è solida nella sua preferenza della orizzontalità che esplode poi in una verticalità fatta di splash-page o figure intere che sfondano i riquadri prendendo il sopravvento sul resto della pagina. Un lavoro finemente confezionato e che farà la gioia degli amanti della suddetta scuola americana visto anche il preciso e realistico lavoro ai colori di Gale Eltaeb.
SCATENATE L’INFERNO è il primo volume di una serie che, come ha scritto comicow.com, è “oro puro per gli appassionati di storia e per i lettori di fumetti”.
Voi potete scatenarvi venendo all’Isola a sfogliarlo…
30 Gennaio 2018
NON STANCARTI DI ANDARE
L’ultima opera di Teresa Radice e Stefano Turconi è l’esempio perfetto di quel che il Fumetto può realizzare. Non solo per il suo merito artistico e per il suo valore in quanto prova narrativa, che è innegabile, ma per il fatto che “Non stancarti di andare” è uno dei fumetti meno fumettistici che possa passarvi per le mani e assieme un manifesto delle potenzialità del linguaggio.
Della storia potremmo parlare a lungo, perché è lunga e stratificata. Ma,come tutte quelle buone per davvero, non è difficile da riassumere. Ismail e Iris sono una coppia, lui è un professore siriano che ha studiato in Italia, lei è un’illustratrice del nostro Paese. Stanno per prendere casa assieme nello Stivale e ormai tutto è pronto per coronare il loro sogno di vita assieme. Lui ha degli affari da sistemare in patria e torna a casa nonostante l’atmosfera non sia del tutto rassicurante. Lei rimane in Italia. Scoppia la guerra in Siria, nasce il conflitto che conosciamo. Ismail rimane incastrato in patria, non può tornare. Ma deve fuggire. Lei, proprio quando lui non è più raggiungibile ed iniziano le sue peripezie, scopre di essere incinta. Lui viaggia, cade, si rialza, scende a compromessi con la sua umanità e tenta disperatamente di tornare. Lei lo attende e, con altrettanta pervicacia, cerca di non perdere la speranza.
Il fumetto attraversa le epoche e le generazioni per narrare la storia di una famiglia, scava nelle radici per dare un senso al presente e si guarda indietro per decidere in che direzione si trova l’avanti. Lo fa alternando stili di disegno in maniera affascinante e saltando da un’epoca all’altra, da una madre a una nonna, per tornare a una figlia in dolce attesa, dando a tutte queste linee temporali narrative una sensazione di unità e coerenza perfettamente integrate, senza mai smettere di coinvolgere il lettore.
Il tutto tramite la potenza di immagini che mantengono lo stile narrativo e il tratto già visto ne “Il porto proibito” e parole che spingono in maniera decisa verso una prosa letteraria.
Non stancarti di andare è un animale fumettistico strano e bifronte, affascinante e coinvolgente, coraggioso e complesso.
Forse, come un po’ fanno Turconi e Radice, stiamo sognando la Città del Sole o la Repubblica di Platone: non si arriverà mai alla meta se non la si sogna, non si raggiungerà mai un obiettivo se ci si stanca di andare.
E voi, non stancatevi di venire all’Isola a sfogliarlo…
23 Gennaio 2018
THE BEAUTY
Chi ama davvero gli horror, lo sa: alla fine piacciono perchè ci mettono davanti il riflesso delle paure che nutriamo nei confronti di noi stessi o del mondo in cui viviamo.
Questo è ciò che offre The Beauty, con una storia che racchiude una delle idee più brillanti che vi possa capitare di leggere da parecchio tempo: e se esistesse una malattia che rende bellissime le sue vittime?
In una epoca in cui l’estetica la fa da padrona, Image Comics pubblica un fumetto che può essere visto anche come una denuncia della deriva che questa tendenza contemporanea sta prendendo.
Una malattia sessuale, che ha come effetto quello di rendere la gente bellissima ed affascinante, ha ormai contagiato metà dell’umanità (anche se in realtà alcuni cercano di essere contagiati volontariamente), con la conseguenza che si sono creati due schieramenti, a favore e contro questa mutazione, che arrivano anche a usare la violenza per prevalere. Un giorno, in metro, una donna affetta dalla malattia muore e i detective Vaughn e Foster vengono chiamati a investigare sull’indagine e subito scoprono che la diffusione della malattia nasconde effetti collaterali che i piani alti vogliono tenere segreti.
Lo sceneggiatore mescola con cura ingredienti provenienti dai generi più vari: dal giallo/thriller alla fantascienza alla fantapolitica, creando così uno dei comics più belli e originali degli ultimi anni.
Inoltre non rinuncia a lanciare feroci accuse contro la nostra epoca, dove il consumismo di massa e le apparenze hanno cresciuto intere generazioni di giovani privi di ogni forma di valore.
I disegni, graffianti e disturbanti, sono frutto del talento di Jeremy Haun (noto freelancer con alle spalle una pluriennale collaborazione con due colossi come Marvel e DC COMICS) e si sposano alla perfezione con l’atmosfera creata dallo script.
Venite a sfogliarlo all’Isola: ne resterete affascinati (e se avete sottoscritto l’abbonamento delle caselle dell’Isola, lo sconto è incluso…).
16 Gennaio 2018
HERCULE: IL SANGUE DI NEMEA
Il guerriero del mito nello spazio profondo.
Dodici volumi a ripercorrere le dodici leggendarie fatiche. Mitologia e fantascienza dunque, nella loro declinazione più estrema e suggestiva, quella della space opera. Il cocktail miscelato dal maestro del genere, il francese Jean David Morvan (autore di capolavori come Sillage e La Mandiguerre), mescola il gusto per le ambientazioni ultratecnologiche con il sapore esotico dell’antico.
Nasce così Hercule, realizzato dall’illustratore Looki, impresa fumettistica letteralmente titanica, che si propone di trasporre le dodici fatiche dell’eroe che dà il nome alla serie in altrettanti albi. Iniziata nel 2012 in Francia (è uscita per la Soleil), Paninicomics comincia la trasposizione italiana presentando il primo albo intitolato “Il sangue di Nemea”, che racconta dello scontro epico contro il temibile leone, una orrenda bestia meccanica che tormenta la regione di un pianeta sperduto che il nostro eroe dovrà affrontare per trovare la redenzione dopo un crimine tanto efferato quanto inspiegabile.
Da ammirare, oltre che ai disegni di ottima qualità, l’audace idea dello scrittore di reinterpretare le divinità come una razza aliena che agisce con grande potere sui terrestri, molto concentrata sul mantenere all’oscuro l’umanità dall’esistenza di altre razze.
Una piccola curiosità che si può scorgere nei disegni è che l’eroe porta un tatuaggio con scritto “zeus company”, che fa pensare a scenari molto interessanti e avvincenti.
A ricreare l’atmosfera mitologica non ci pensa solo la trama che segue il filo del poema perduto di Pisandro di Rodi, ricostruito poi attraverso l’opera di molti autori antichi, ma anche il tratto del disegnatore che modella l’elmo di Hercule, riproducendo le fattezze di un classico elmo crestato, che gli copre le braccia di fantasie greche tatuate e nel contempo trasforma i classici personaggi della mitologia, l’oracolo su tutti, in creature partorite dagli incubi di H.R. Giger.
Quello di Hercule è un viaggio oscuro e suggestivo, che può contare sulla cura dei testi e la qualità del disegno che è quasi scontata quando si parla di bande dessinée; Paninicomics dal canto suo ci propone un volume molto simile all’originale, cartonato, da 48 pagine a colori.
Il nostro consiglio è di venirlo a sfogliare all’Isola: ne sarete conquistati!
12 Dicembre 2017
“La prima cosa che dovete sapere di New Orleans è che è una città di lupi mannari”. Una frase lapidaria priva di metafore, che introduce Kiss me, Satan, graphic novel scritta da Victor Gischler e disegnata da Juan Ferreyra, pubblicato in Italia per Edizioni BD.
Barnabus Black è un angelo caduto. Per riguadagnarsi l’accesso ai piani alti, svolge lavori sporchi per conto degli angeli. E l’ultima missione è davvero spinosa: proteggere la strega Verona e le sue tre avvenenti discepole da un’orda di tagliagole arruolati da Cassian Steele, il capo della mafia dei licantropi di New Orleans. Vampiri, mandriani zombi, inseguimenti, stregoni, belle donne, demoni, cazzotti, fucili e pistole: chi ha detto che la strada verso il Paradiso è una passeggiata?
Come in una via crucis dell’orrore, Barnabus è costretto a fare i conti con tutti questi esseri in una rapida e incalzante serie di scontri fino al grande duello finale. Con uno stile asciutto che punta tutto sul ritmo frenetico degli eventi, Victor Gischler compone una sceneggiatura in cui la linea narrativa assume i picchi e le rapide discese di un elettrocardiogramma modulato interamente sull’azione.
Su questa falsariga si cala il tratto incisivo e dinamico di Juan Ferreyra. Sia nelle scene pacate in cui sono i dialoghi a tenere acceso il motore che nelle brusche accelerazioni che portano agli inevitabili scontri, il disegnatore mantiene saldo il volante e riesce a restituire immagini dinamiche e iconiche, efficaci nel mostrare il punto culminante dell’impatto, facendo risaltare le gesta dei personaggi.
Pare filare tutto liscio, fra sparatorie, sangue, sesso, muscoli, fughe a folle velocità ed esseri mostruosi da colpire con proiettili d’argento. Ma forse dietro tutto ciò una metafora resta, un accento sull’anima dell’uomo, prima ancora del suo corpo, una riflessione sulla distanza a volte inconciliabile fra il percorso prestabilito dall’alto e la mutevolezza delle conseguenze di ogni azione, qui fra i vivi e i non-morti che popolano una Terra violenta. Barnabus Black, conteso fra inferno e paradiso, fra benedizione e dannazione, riuscirà a fare i conti con la sua reale natura o rimarrà in eterno un angelo caduto che chiede a gran voce quel posto che gli spetta?
Venite a scoprirlo all’Isola…
28 Novembre 2017
Babbo Natale non è mai stato così interessante: uno script e una grafica combinati alla perfezione per quella che sembra essere la solida base di una delle migliori interpretazioni moderne di Santa Claus.
Klaus, imponente e rude outsider dal cuore d’oro, torna dalle lande ghiacciate alla cittadina di Grimsvig per vendere pelli cacciate con le sue stesse mani. L’accoglienza nella zona abitata è inaspettatamente sgradevole: quello che un tempo era un luogo ospitale ed accogliente è adesso desolante ed infelice, corrotto dalle tiranniche politiche di Lord Magnus e del suo giovane ed arrogante pargolo, Master Jonas. Ogni singola risorsa accumulata dal popolo di Grimsvig è nelle mani dei dittatori.
In Klaus l’interpretazione del protagonista è semplice e delicata nella sua mancanza di raffinatezza: un uomo imperfetto ma dall’anima pura, un onesto cacciatore solitario dall’indole altruista, in grado di prodigarsi senza batter ciglio nel punire le ingiustizie. Al rozzo candore di Klaus si contrappone una particolare famiglia di villain, caratterizzata alla perfezione. Lord Magnus è l’impassibile despota dal pugno di ferro, padre del disprezzabile Jonas e marito di Lady Dagmar, un elegante pesce fuor d’acqua in conflitto con la sua amara metà. Le interazioni fra i tre personaggi sono intense, dinamiche e persino divertenti, capaci di creare immediatamente interessanti spunti per il futuro della storyline, intrecciabili con il percorso del protagonista.
Nella sceneggiatura di Morrison, l’impostazione fiabesca si mescola alla perfezione con il visionario misticismo tipico dell’autore. Lo storytelling si evolve da un estremo all’altro nel corso del racconto, sino ad esplodere nelle sequenza finale che mostra il talento dell’artista Dan Mora. Un appagante esplosione di colori, vivido culmine di un debutto caratterizzato dal freddo ambiente nevoso di Grimsvig.
L’arte di Mora cattura con maestria l’essenza di Klaus, miscelando la grazia di un dipinto storico all’energia di un paesaggio vivo ed interattivo. È facile sentire le proprie ossa raggelarsi osservando le sue splendide tavole, in grado di trasmettere le basse temperature che caratterizzano le diverse scene e la tremenda sensazione di quanto l’inverno debba essere l’ultima delle preoccupazioni della città. La psichedelica chiusura capovolge l’intero comparto grafico per donarci un incredibile marchio di fabbrica dello scrittore.
Se volete vivere Babbo Natale in un modo tutto nuovo, venite all’Isola.
21 novembre 2017
Dire che crescere è difficile è un po’ come dire che il mare è salato, specialmente per chi non ha avuto un percorso di crescita facile o ben delineato… Il viaggio verso il raggiungimento della vita adulta non ha mappe, anche perché, spesso, la mappa non serve affatto…
Siamo fermi, in mezzo alla strada, in balia di chi arriva e di chi se ne va, cerchiamo di capire se è giusto seguire le indicazioni di qualcuno, rischiando di sbagliare senza aver mai pensato con la nostra testa, o se è meglio “diventare bravissimi a sbagliare da soli” (cit.), così da essere fuori posto, ma, nel contempo, senza allontanarci da come ci sembra giusto essere.
“Macerie Prime” è questo: un viaggio senza meta e senza strada attraverso le scelte, le ingiustizie e i sacrifici di cui è fatta la vita. L’ultimo e più corale lavoro di Zerocalcare (autore capace di vendere 700.000 copie dei suoi fumetti in 5 anni…), si rivela essere anche il meno nostalgico e più introspettivo fumetto pubblicato dall’autore romano, ricco di simbolismi variegati, forti ed efficaci con i quali molti saranno sicuramente in grado di immedesimarsi.
Ad un già nutrito gruppo di personaggi presenti nei precedenti lavori dell’artista (l’amico Cinghiale, Secco…) si uniscono nuovi elementi che risultano ben calibrati e distanziati al punto giusto dal resto dei comprimari. Ogni singolo elemento di questo gruppo di naufraghi alla deriva nel mare della vita si ritrova ad affrontare un personale “demone della crescita,” che lo porterà, suo malgrado, a perdere una parte di se, come pegno per una maggiore presa di coscienza.
“Macerie Prime” è un’opera “corale,” in quanto, nonostante ogni personaggio percorra una via personale molto differente da quella degli altri comprimari, la meta sarà la stessa. Da ciò consegue una narrazione che da il giusto spazio ad ognuno dei protagonisti, non solo a Zero, creando un intreccio di emozioni molto differenti tra loro, che trascina fino alla fine del volume.
Fine che in realtà è un “finale di stagione” ricco di suspance: “Macerie Prime” è, infatti, un’opera in due atti, il cui secondo capitolo sarà pubblicato a Maggio 2018. I “demoni,” qui utilizzati per simboleggiare tre differenti fasi di presa di coscienza, sono, senza alcun dubbio, la più riuscita rappresentazione metaforica di cui Zerocalcare si è reso autore. L’intero volume, del resto, è qualitativamente eccelso e aderente sia agli standard dell’autore che a quelli di Bao Publishing.
“Macerie Prime“, che si presenta come un solido cartonato di ottima fattura composto da 192 pagine in bianco e nero, è disponibile all’Isola, con altre opere di Zerocalcare.
14 Novembre 2017
Un primo numero che promette (e mantiene) molto.
Life Zero è un fumetto di genere horror, nello specifico di zombie, posto in uno scenario bellico e post-apocalittico. In un momento storico in cui le storie con protagonisti i morti viventi sono decisamente inflazionate, il team creativo è riuscito a creare qualcosa di davvero originale.
Il lettore viene immerso in un contesto narrativo ben ideato e caratterizzato: in un mondo assai speculare al nostro, una misteriosa nube, giunta da chissà dove e con altrettanta silenziosità svanita, ha ucciso la quasi totalità degli abitanti di una metropoli, trasformandoli poi in zombie affamati di carne umana. In questo scenario apocalittico, una squadra militare altamente addestrata si getterà a capofitto dell’azione con una missione ben precisa: liberare il proprio capitano, Derek Shako, da una prigione nella quale è stato confinato per una precisa motivazione. La situazione non tarderà a precipitare, costringendo i protagonisti a trovare un modo di sopravvivere e una via di fuga da una città completamente infestata; non prima però di aver risolto altre spinose situazioni.
Il soggetto di Vietti/Checchetto offre una lettura molto piacevole, fondendo al meglio i tratti caratteristici del genere narrativo horror/action e attingendo da molteplici fonti (fumettistiche, cinematografiche e videoludiche).
Vietti sforna uno script estremamente dinamico e fluido, con tempi propri del cinema e bellissime sequenze che sembrano girate in live-action. Nel numero 1 di Life Zero è l’azione a fare da padrona e i dialoghi, mai fini a se stessi, forniscono le informazioni di base al lettore (lasciando aleggiare molti misteri, cosa che alimenta un piacevole hype).
Questo storytelling consente al bravissimo Marco Checchetto di infondere tutto il suo talento artistico in ogni tavola del fumetto: in Life Zero, il disegnatore dà davvero il meglio di sé, con scenari urbani e apocalittici da urlo, realizzati con una cura del dettaglio e precisione davvero sconvolgente.
Una menzione speciale va anche al bravissimo colorista Andres Mossa, il quale, con la sua grande capacità in ambito cromatico, riesce a far vivere le pagine di Life Zero di vita propria, esaltando il grande realismo di soggetto, sceneggiatura e disegni.
In conclusione, Life Zero è un distillato gradevolissimo di quanto di meglio il panorama fumettistico italiano ha da offrire. Cartonato molto bello e contenuti extra tutti da gustare.
Il seguito mantiene le promesse del numero 1, ma questo ve lo raccontiamo la prossima volta…
E ricordate: Nescis quid vesper serus vehat (Non sai cosa porti la sera inoltrata)…
7 Novembre 2017
La storia sembra un incrocio tra Alien, L’esorcista e Seven, diretto però da David Lynch: un mix da fare accapponare la pelle. Un asteroide viaggia a gran velocità in rotta di collisione verso la Terra. Sulla sua superficie sono incise antiche rune, che annunciano la fine del mondo secondo la lingua dei maya. Chiunque le legga viene posseduto da un’implacabile follia omicida, che si propaga come un virus. Un individuo misterioso, esperto di occulto e autoproclamatosi “Senza Nome” per non essere colpito dagli effetti della magia nera, viene reclutato dal milionario Paul Darius per far parte di un team di astronauti al quale viene affidata la missione di recarsi sull’asteroide per scoprire il mistero ed eventualmente distruggerlo. Ma l’intera missione potrebbe essere soltanto un’allucinazione dovuta ad una seduta spiritica finita male. O forse è la seduta spiritica un’allucinazione di Senza Nome, alla deriva nello spazio dopo il fallimento della missione e la morte del resto dell’equipaggio?
Nameless, il nuovo lavoro di Grant Morrison per Image Comics portato in Italia da Saldapress, segna il ritorno dello scrittore scozzese all’horror puro, attraversato da quelle influenze esoteriche che lo hanno sempre affascinato. Morrison crea un’opera che parla direttamente al subconscio del lettore, infettandolo con mostruosità e carneficine che sono ispirate alla mitologia maya e polinesiana, alla filosofia nichilista e pessimista del XXI secolo. Il fascino delle opere di Morrison deriva principalmente dal fatto di essere eccessive e provocatorie. Nameless è il flusso di una coscienza sconvolta e infettata da immagini ancestrali ed inquietanti, un viaggio nell’inferno del subconscio a cui ci si approccia prima con titubanza, poi con compiaciuto abbandono.
Un viaggio che non sarebbe stato ugualmente affascinante senza le illustrazioni di Chris Burnham, a cui è affidato il sostegno grafico, con un tratto tendente al grottesco. Anche grazie al suo apporto Nameless è una scheggia di ansia e terrore che si conficca nel cervello senza abbandonarlo, e che anzi necessita di più letture per decifrare ulteriori livelli di significato che potrebbero sfuggire ad una prima fruizione.
Per leggere questo comics prendetevi tutto il tempo necessario, siamo intorno alle 200 pagine, che potete avere nella versione cartonata o in un’elegante edizione deluxe contenente venti pagine di extra.
L’horror vi aspetta all’Isola.
31 Ottobre 2017
CAPUT MUNDI-I MOSTRI DI ROMA: CITTA’ DI LUPI
Universo Cosmo ha fatto capolino con il primo dei sei numeri della miniserie Caput Mundi – I mostri di Roma. Il tutto nasce da un’idea di Roberto Recchioni, tesa a popolare l’odierna Roma di mostri tratti dall’immaginario collettivo, via via alimentato dalla letteratura e dal cinema horror. L’Urbe diventa il contesto dove farli muovere e scontrare in una spietata e sanguinaria lotta di potere in cui sembrano coinvolti anche esponenti delle istituzioni. È il miglior lascito delle avventure di Battaglia, creatura sempre di Recchioni.
Città di lupi ha un’impostazione che ricorda alcuni serial degli ultimi anni, da Suburra a Romanzo criminale. Parte del fascino di questi serial è l’utilizzo di un linguaggio volgare tipico di una cultura di periferia, spesso fatta di criminalità e degrado, che qui viene ripreso totalmente. Così ci inoltriamo nella guerra tra bande criminali al vertice, ma vi sono forze in campo – umane e metaumane – che tirano le fila come burattinai, e i protagonisti di questo albo sono le loro marionette.
Battaglia è un vampiro, e Caput Mundi: Città di lupi introduce i lupi mannari, ma con un tocco di genio. Per tutta la prima parte dell’albo il tema principale è il crimine, la pianificazione, e i riferimenti a ‘luna’, ‘lupi‘, sembrano esagerazioni da esaltati, un branco di criminali che si vuol dare un tono. Poi arriva il momento in cui la leggenda dei Lupi diventa realtà. Come lo scoprono con orrore alcuni personaggi, il lettore ignaro viene colpito dalla rapida mutazione dei personaggi, da crime story si passa all’horror, con tutta la sua violenza.
Molto accattivante la parte grafica del volume, a partire dalla copertina di Marco Mastrazzo. Colpisce per intensità, tecnica e stile Pietrantonio Bruno, classe 1996, artista non nuovo alle atmosfere horror e dark che ben si sposano con le ambientazioni notturne e violente. Le tavole molto dettagliate, sia nella realizzazione dei protagonisti che degli sfondi, danno la possibilità al lettore di riconoscere sempre dove si sta svolgendo l’azione; le strade, i palazzi, i quartieri di Roma sono così a loro volta protagonisti delle vicende.
Michele Monteleone e Dario Sicchio, responsabili dei testi, scavano nelle pieghe più raccapriccianti, oscene della Capitale e contestualizzano con mestiere un soggetto originale; decisamente valida è la loro sceneggiatura, drammatica e brillante, cinematografica ed estremamente cruda.
Se Città di Lupi è il primo assaggio di Caput Mundi, Editoriale Cosmo ha portato in edicola un fumetto interessante, che ha un grande potenziale.
L’horror crime è in scena all’Isola.
24 Ottobre 2017
Una sequenza d’apertura terrificante nella sua semplicità, un’indagine durata 20 anni, il trovarsi faccia a faccia con qualcosa di inspiegabile. Un assassino di prostitute che ha commesso oltre 40 omicidi, un insospettabile uomo qualunque e la scoperta dell’irrazionale nel modo più terrificante possibile. Questo (ed altro) è quello che ha dovuto affrontare Thomas Jensen, stoico agente di polizia addetto alle indagini sul caso del Killer del Green River, nonché padre dell’autore del fumetto edito dalla Dark Horse (e da Bao in Italia).
Le cifre caratteristiche di questa graphic novel, solo apparentemente etichettabile come “crime”, sono due: la narrazione su molteplici piani temporali e l’analisi approfondita dell’interiorità del suo protagonista, limitandosi a narrare i fatti per come sono avvenuti nel corso degli anni. La tecnica narrativa di Jeff Jensen in questo volume è davvero unico e innovativo: tutta la vicenda sembra scritta e sceneggiata per passare sul grande schermo, ma allo stesso tempo si sposta su un binario narrativo che sembra possibile solo grazie al media fumettistico, un racconto che oscilla tra i piani temporali (l’indagine parte negli anni ’80 per concludersi solo nel 2003) con una fluidità disarmante.
Molto del successo è da attribuire al grande lavoro svolto da Jonathan Case, disegnatore premio Eisner, che col suo tratto dona alla storia una coerenza e una continuità sublimi: il suo tratto ricorda molto le strisce a fumetti degli anni ’60; estremamente pulito e realistico, realizza espressioni e fondali con la stessa bravura, contribuendo a sottolineare l’importanza del contesto e dell’emotività in un caso come questo. Lo sguardo di ogni personaggio comunica una diversa emozione e si sposa con l’ambiente circostante.
A invitarvi alla lettura non è solo l’Isola, ma anche molti grandi autori che sicuramente tutti conoscete (e che figurano anche sulla copertina del volume italiano): Stephen King, maestro della paura, lo trova “Fantastico”. […] l’intero libro è un grado di tenerti sveglio la notte per finire di leggerlo.”; mentre Damon Lindeloff, cocreatore del telefilm Lost, trova che siano “i personaggi, non l’inseguimento, a elevare questo libro”, così come Ed Brubaker e Brian K. Vaughan non possono fare a meno di elogiare lo stile pulito e giornalistico (oltre che profondo) di Jensen.
Disponibile all’Isola.
18 Ottobre
THE WICKED + THE DIVINE VOLUME 3
Questo terzo volume della serie di Gillen e McKelvie è quasi interamente composto da capitoli disegnati da ospiti eccellenti (tra i quali spicca un Brandon Graham in forma strepitosa). Temendo che nessuno comprasse questo arco narrativo, i due creatori l’hanno intitolato Suicidio Commerciale, sfatando così la maledizione: è uno dei capitoli più amati della saga finora. Forse anche perché qui si scopre chi c’era dietro al crimine per il quale Lucifero finì in galera, e chi l’abbia uccisa. Imperdibile, mozzafiato, quasi duecento pagine di concretissimo virtuosismo narrativo.
Se volete sapere di più sulla serie, rileggetevi la recensione pubblicata dall’Isola qualche tempo fa.
17 Ottobre 2017
Quando un fumetto viene riproposto a distanza di tempo, edito da una casa editrice che non è la stessa del suo esordio, allora vuol dire che il prodotto culturale in questione ha davvero raggiunto un risultato di alto livello.
È quello che è successo con il volume Chanbara – La via del samurai che la Bao Publishing ripropone in un’edizione davvero da collezione (grande formato per la prima volta a colori, ricco corredo di extra inediti che comprende anche le sceneggiature complete, volume cartonato con una splendida sovraccoperta in pergamena).
La penna di Roberto Recchioni e le matite di Andrea Accardi fanno poi tutto il resto. Le due storie a fumetti sono ambientate in un Giappone medievale mai così realistico, che detta le regole del gioco nell’epoca Edo, dove le armi da taglio erano le principesse delle guerre e le katane le loro regine.
Nel primo racconto, “La redenzione del Samurai”, Tetsuo è un allievo dedito all’arte sacra del samurai; il suo spirito di dedizione per tale arte, unita al suo valore di uomo, creano un profilo perfetto per la sua crescita nell’arte della katana. Scoprirà ben presto però i falsi burattinai di corte e con l’aiuto del suo maestro e del cieco Zatoichi riuscirà a riportare l’equilibrio al quale egli stesso ambisce.
Ne “I fiori del Massacro” la protagonista è Jun, una giovane ragazza orfana del consigliere del Signore Feudale, suicidatosi come segno di protesta nei confronti della corruzione che dilagava a corte. Jun seguirà in questo caso la via della vendetta per poter dar pace al padre morto.
Tetsuo e Jun sono le due facce di una stessa medaglia: il primo incarna le doti e il valore morale che sono proprie di un allievo samurai, la seconda invece quel desiderio di vendetta che rende la figura della ragazza un fiume in piena pronto a straripare.
Un personaggio comune lega i due racconti: Zatoichi. Presentatosi come un semplice viandante cieco, Zatoichi si trasforma in una sorte di spalla silenziosa che aiuterà i due a portare a termine la propria missione.
Due storie lineari che ancorano il lettore al foglio, il tutto condito con colori e disegni di un Andrea Accardi mai così in forma. Buona parte della riuscita di questo volume consiste proprio nelle sue tavole che rendono così verosimili luoghi e personaggi tanto da sentirsene quasi parte integrante.
Il Giappone del XVII secolo vi aspetta all’Isola.
10 ottobre 2017
Ultimamente i generi “crime” e “noir” stanno tornando prepotentemente di moda nel mondo del fumetto. A questi si è appena affiancata l’ultima fatica pubblicata negli USA dalla Dark Horse e in Italia dalle Edizioni BD: Briggs Land, primo di una miniserie di 6 volumi.
In un contesto politico e sociale più attuale che mai, la serie ha uno spunto davvero originale e si dipana in direzioni inedite e sorprendenti.
Nel sud degli Stati Uniti la famiglia Briggs gestisce con pugno di ferro una gigantesca comunità simile a un moderno feudo medievale. Qui l’autorità del governo viene rifiutata e non riconosciuta. Ma come può prosperare economicamente una realtà simile? Nell’unica maniera possibile: con le imprese criminali.
Nulla è vietato nella terra dei Briggs, nemmeno la guerriglia. Non c’è codice d’onore, non ci sono regole, non ci sono principi. Ma le cose stanno per precipitare: la matriarca, con un abile colpo di mano, effettua un vero e proprio golpe ai danni di suo marito, scatenando, tra le altre cose, una reazione spropositata dell’FBI.
Circondata da nemici esterni e minata dai contrasti e dalle lotte intestine la famiglia inizia pian piano a crollare… e l’esito potrebbe essere distastroso!
Quando ogni freno alla violenza all’interno di questa comunità verrà meno, quale sarà il risultato?
Una sceneggiatura solida e una grafica dura sorreggono abilmente la serie, che, neanche tanto incredibilemente, è stata paragonata (a ragione) a uno dei maggiori successi degli ultimi anni, ovvero The Walking Dead di Robert Kirkman.
E non a caso l’AMC, l’emittente televisiva che detiene proprio di diritti di questo fumetto a tema zombi, sta già preparando un serial dedicato a Briggs Land.
Disponibile all’Isola.
3 ottobre 2017
Il mondo dei fumetti è ricco di autori e disegnatori dal grande fascino, capaci di vendere un’opera sulla fiducia, grazie alla loro fama. Basti pensare a nomi come Alan Moore, Frank Miller e Jim Lee. Se però dovessimo citarne uno ed uno solo, è quasi impossibile che la scelta non ricada sul mitico Stan Lee, creatore di oltre 500 personaggi, tra cui alcuni mostri sacri come Spider-Man, Hulk, Iron Man, Capitan America e un certo gruppo di mutanti chiamato X-Men.
Dopo tutte le storie che ci ha raccontato, non poteva che essere lui in persona il “Cicerone” che, sfondando la quarta parete dalla prima pagina, ci accompagna a scoprire dettagli e curiosità della sua vita, da quando era un bambino che sperimentava frullati, fino ai numerosi cameo che ormai compaiono in tutti i film con protagonisti gli eroi che ha creato. La cosa divertente è che pur seguendo un percorso prevalentemente cronologico, il buon Stan esce spesso dal seminato, raccontando aneddoti e situazioni che rimandano ad eventi futuri, creando davvero un senso di complicità con il lettore che alimenta continuamente la sua curiosità.
La sceneggiatura di Peter David prosegue liscia come l’olio, mostrando uno Stan Lee che davvero non sembra poter stare mai fermo. Tutto sembra una grande celebrazione dell’immaginazione, delle idee e dell’insolito, ancor prima che dell’uomo che ha portato tutte queste qualità nel fumetto di ieri e di oggi.
Questo aspetto solare e incredibilmente contagioso viene esaltato dal tratto di Colleen Doran, artista che tramite le sue tavole ci propone un personaggio che spesso si integra con disegni d’epoca, facendoci sentire come non mai dentro ad un backstage fatto di eventi e ricordi.
Il volume, curiosamente edito dalla Edizioni BD Comics e non dalla Marvel Italia, si dimostra un oggetto di incredibile valore: copertina rigida, 192 pagine di alta qualità e un formato 16,7 X 24 sono i dettagli tecnici di un’edizione curata in ogni aspetto. Scorrere una pagina dopo l’altra realizzando che quello che si sta leggendo è la vita davvero stupefacente, incredibile e straordinaria di un uomo, riscalda il cuore più di una storia in cui gli eroi da lui creati salvano il mondo. Questa è la più grande magia di un volume consigliabile non solo a chi ama questo personaggio, ma a chiunque apprezzi le belle storie, ricordandogli che questa volta ogni fatto è accaduto per davvero.
L’incredibile Stan Lee vi aspetta all’Isola.
26 Settembre 2017
DRAGONERO – MINACCIA ALL’IMPERO
Difficile dire qualcosa che non sia ripetitivo su una delle più belle serie fantasy degli ultimi anni.
I nomi coinvolti sono quelli dei veterani Enoch, Vietti e Matteoni, conosciutissimi nell’ambito del fumetto italiano (ma non solo) con, in più, altri artisti: da Gianluca Pagliarani a Cristiano Cucina, da Gianluigi Gregorini a Luca Malisan, passando per Giancarlo Olivares. Insomma, una squadra di grande talento ed esperienza per questa incursione bonelliana nel fantasy classico, che ha il grosso pregio di non limitarsi ad un’idea brillante, ma di “corredarla” di un vero e proprio mondo, con tanto di razze, saghe, lingue, usanze e cronache, in pieno stile tolkeniano.
Dragonero racconta le avventure di Ian Aranill, Scout dell’Impero Erondariano ed erede della nobile ed antica casata dei Varliedàrto, i “Cacciatori di Draghi”. Ex-militare, compie un servizio di intelligence per l’autorità imperiale che lo contatta quando ha bisogno dei suoi servigi. Suoi compagni sono l’orco Gmor Burpen, suo amico d’infanzia, e l’elfa silvana Sera di Frondascura, maestra botanica e discendente dell’unico clan elfico che ha deciso di non abbandonare le terre degli uomini. Occasionalmente ai tre si aggiungono anche la sorella di Ian, Myrva, membro dell’Ordine dei tecnocrati, e Alben il Luresindo, un mago “Custode della Luce”.
Noi seguiamo la serie dal primo numero e vi possiamo anticipare che se amate D&D ed epigoni vari, Dragonero è un appuntamento immancabile.
Il cartonato appena uscito riprende due albi degli esordi, trasformandoli a colori e in grande formato. Giunti a Vàlhendàrt, la ‘città del potere’, capitale dell’impero erondariano, per assistere allo ‘Sposalizio Celeste’ – l’evento astronomico che segna l’inizio del nuovo anno – Dragonero, Gmor e Sera sventano un attentato contro il principe ereditario. Questo incidente segna l’inizio di una torbida vicenda di cospirazioni, intrighi e omicidi, tutta interna al Palazzo Imperiale.
La nuova strenna di Dragonero porta con sé una storia inedita di 30 pagine, che da un saggio della prossima serie Young e della imminente Saga delle Regine Nere!
Per gli amanti del fantasy, questo e i due bellissimi cartonati precedenti – Le Origini e Nelle terre dei Ghoul – possono essere tranquillamente letti anche senza seguire con fedeltà la serie mensile: hanno un loro respiro individuale, sono auto-conclusivi e non hanno legami così specifici con altre storie.
Hanno tuttavia un pericolo intrinseco: possono dare dipendenza. Non dite che non vi avevamo avvertiti…
20 Settembre 2017
Brian K. Vaughan e Cliff Chiang creano una serie destinata a diventare di culto. Cinque ragazze che consegnano i giornali in un sobborgo di Cleveland, una notte, inciampano nel segreto più importante dell’universo, e il loro mondo ne risulta sconvolto.
Questa è il riassunto ultra condensato del primo volume (dei tre disponibili) di Paper Girls, la nuova serie di Brian K. Vaughan e Cliff Chiang, portata in Italia da Bao e in questi giorni scontata del 25%. È prima di tutto una serie di fantascienza, che si appropria dell’estetica ‘anni 80’ come connotazione stilistica.
L’aspetto più immediato concerne il gioco di riferimenti e citazioni, spesso anche autoreferenziali (nella seconda pagina c’è un personaggio di Saga). Troviamo tutto quello che significa “adolescente dei tardi anni ’80”: l’abbigliamento, i walkie-talkie, le biciclette. Ma anche i Guns ‘n’ Roses, Un lupo mannaro americano a Londra, i ninja, i cyborg, la rivista Heavy Metal, The Elephant Man e Blue Velvet di David Lynch.
La serie di Vaughan e Chiang riflette in maniera simile sui processi che portano alla formazione di un rimosso nostalgico nella mentalità collettiva. Utilizza un elemento esterno, la fantascienza, per amplificare la portata simbolica di tale riflessione. In questo senso, è fondamentale il riferimento di Chiang a War of the Worlds, il cui adattamento radiofonico di Orson Welles viene anche menzionato nel fumetto.
Ci sono poi almeno altri due aspetti di Paper Girls su cui vale la pena di soffermarsi. La serie non sarebbe infatti quello che è senza i disegni di Cliff Chiang, coadiuvato dall’ottimo colorista Matt Wilson. Gli autori optano per una griglia regolare, con l’espressionismo grafico di Chiang che raggiunge un’ulteriore livello di sintesi e che ben si sposa con i colori iper-saturi di Wilson. È attraverso questo manierismo cromatico che si torna così agli anni ’80, a quell’estetica da ‘luci al neon’ con tinte acide e colori da sala giochi.
Il secondo aspetto concerne il linguaggio e i linguaggi, una dinamica già esplorata in Saga. Ciascuna delle tre fazioni del mondo di Paper Girls è infatti caratterizzata da una peculiare espressione linguistica, che ne trasmette e caratterizza l’identità. Quindi, se le ragazze protagoniste parlano in un delizioso vernacolo sboccatissimo, gli “Old Timers” adoperano un pastiche che mescola slang contemporaneo con l’inglese tardo-medievale, mentre i “Teenagers” si esprimono in una lingua incomprensibile, all’apparenza ideogrammatica (in realtà, un codice cifrato che nasconde le lettere dell’alfabeto latino).
Che dire, quindi, di questo Paper Girls? Tra tutti i prodotti a tema “anni ‘80” dell’ultimo periodo, è uno dei più interessanti. Soprattutto, uno capace di utilizzare la nostalgia per parlare di nostalgia. La serie di Vaughan e Chiang si appropria infatti del decennio di riferimento come marca di stile, con lo scopo di proiettare riflessioni dalla portata più ampia.
Osservazioni sparse:
• Il capo degli “Old Timers” è un anziano barbuto, che parla inglese britannico, indossa una t-shirt dei Public Enemy e ha un interesse nell’esoterismo (ha un terzo occhio tatuato sulla fronte). È Alan Moore?
• Per chi l’ha letto con attenzione, The War of the Worlds di Wells suggerisce l’ipotesi che i marziani invasori siano in realtà una versione molto più evoluta degli esseri umani, sviluppatasi su un altro pianeta. Paper Girls sembra riprendere questa possibilità.
• L’utilizzo di traduttore elettronico per comunicare tra lingue diverse è un altro elemento ripreso da Saga.
• La serie è ambientata in un sobborgo di Cleveland. Sapete chi è nato a Cleveland? Esatto, Superman!
• Colonna sonora consigliata? Invece di classiconi anni ’80, che tanto li conoscete già, consiglio un album concettualmente simile al lavoro di Vaughan e Chiang: Music Complete dei New Order.
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